Ici e Chiesa, il governo Monti compie il passo che cambierà il sistema di pagamento dei beni ecclesiastici. Una svolta invocata e chiesta da alcune aree socio politiche del Paese (in primis il Partito radicale con un esposto fatto nel 2010), che per mesi hanno condotto una campagna contro quello che viene considerato un privilegio (l’esenzione per gli immobili di appartenenza alla Chiesa cattolica italiana di pagare la tassa di proprietà, la vecchia Ici oggi Imu). Dunque Monti sposa questa iniziativa chiarendo che si pagherà solo per gli immobili “non esclusivamente commerciali” e dunque cliniche, pensioni e scuole. Non basterà come era considerato fino ad oggi che all’interno di questi edifici ci sia una struttura religiosa la quale rimarrà comunque esente dal pagamento. Verrà giudicata la destinazione prevalente dell’immobile facendo un rapporto percentuale tra le due attività. Ma attenzione, non solo la Chiesa sarà soggetta a questo dispositivo: anche tutte le altre realtà considerate fino a oggi no profit quali partiti, sindacati, circoli culturali, associazioni dovranno pagare la tassa sugli immobili. La comunicazione che era già nell’aria da qualche giorno è stata fatta da Mario Monti alla presenza del vicepresidente della Commissione europea Almunia. La comunicazione assume poi particolare rilevanza alla vigilia dell’incontro celebrativo che si tiene oggi per l’anniversario dei Patti lateranensi: una decisione quella del governo italiano unilaterale a cui la Chiesa dovrà ubbidire. E’ da capire esattamente che cifra vale questa nuova disposizione: radicali e altri sostenitori dell’iniziativa hanno sempre parlato di miliardi di euro; per la Cei tramite il suo quotidiano Avvenire si tratterebbe di meno di 100 milioni di euro all’anno. Altri soggetti come l’Anci parlano di 2,2 miliardi di euro. Quello che si sa è che si tratta di un totale di circa 100mila immobili di cui nel dettaglio 26mila strutture ecclesiastiche, 9mila scuole e 5mila ospedali. Si discute anche del pagamento degli arretrati, cosa che Mario Monti vorrebbe evitare. In questo contesto il parere della Cei attraverso il portavoce monsignor Domenico Pompili: «Attendiamo di conoscere l’esatta formulazione del testo così da poter esprimere un giudizio circostanziato».
La Cei aveva già dichiarato il suo accordo a esaminare caso per caso le proprietà della Chiesa, ma si fa presente che è necessario tutelare il no profit, in modo tale che venga riconosciuto e tenuto nel debito conto il valore sociale che esso comporta.