La strategia degli avvocati di Silvio Berlusconi, volta a procrastinare il più possibile l’emissione del verdetto sul processo Ruby, questa volta non è andata a buon fine, ma marca un punto a loro svantaggio e in favore delle Procura di Milano. Niccolò Ghedini e Piero Longo avevano chiesto di sospendere il processo perché sono candidati nelle liste del Pdl e avrebbero dovuto avere il tempo necessario per fare campagna elettorale. Hanno chiesto, in sostanza, anch’essi un legittimo impedimento per dar manforte al proprio partito. Ma la loro richiesta è stata respinta dal tribunale di Milano. In particolare, avevano chiesto di rinviare il dibattimento a dopo le elezioni. «Nel caso che la richiesta fosse respinta, potremo eventualmente decidere di rimettere il mandato. Un avvocato può stare nel processo se ciò è utile, ma noi siamo costretti a scegliere tra fare la campagna elettorale o fare i difensori nel processo e ciò è molto grave», aveva rivelato Ghedini, candidato al Senato, conversando con i giornalisti. La medesima richiesta era stata avanzata la scorsa settimana rispetto a Silvio Berlusconi, anch’egli impegnato in campagna elettorale, ma nelle vesti di leader della coalizione di centrodestra. Analogamente, i magistrati si sono rifiutati di concedere la sospensione del processo, nonostante Ghedini avesse loro ricordato che in occasione delle elezioni del 2001, del 2006 e del 2008, tale concessione era stata data. Non è un dramma, in ogni caso, dal punto di vista dell’imputato e della difesa. Per altre vie, l’obiettivo è stato in ogni caso raggiunto. La sentenza, infatti, arriverà solo dopo le elezioni. Va da sé che se fosse giunta prima, le ripercussioni mediatiche ed elettorali per Berlusconi e, di conseguenza, per tutta al coalizione di centrodestra, avrebbero potuto rivelarsi devastanti. Invece, il verdetto sarà pronunciato solamente a metà marzo. I giudici, infatti, hanno fatto sapere che dal 18 al 25 febbraio il dibattimento dovrà essere comunque sospeso. Si dovranno occupare di un processo in cui ci sono degli imputati detenuti, che hanno la precedenza su quello che non lo sono.
Le udienze che riguardano l’ex premier, accusato di concussione e prostituzione minorile, andranno avanti fino all’11 febbraio, e saranno, complessivamente, ancora tre.