Il Senatore Giuseppe Menardi lascia Fli. Se non entreranno nuovi senatori, mancherà il numero minimo – dieci – e il partito, a Palazzo Madama, dovrà sciogliersi.
Il Senatore Giuseppe Menardi lascia Futuro e Libertà. Già da giorni aveva espresso posizioni in contrasto con Gianfranco Fini e Italo Bocchino, per poi arrivare al voto in dissenso alla linea del partito, questa mattina, sul maxiemendamento al decreto Milleproroghe. «La mia esperienza all’interno di Futuro e Libertà al Senato è finita» ha dichiarato, mettendo con le sue dimissioni a repentaglio l’esistenza della formazione del presidente della Camera. Fli, a Palazzo Madama, infatti, conterebbe a quel punto solamente su nove senatori e, salvo nuovi acquisti, sarà costretto a sciogliersi, venendo a mancare il numero minimo di dieci.
«Non condivido l’idea di un’alleanza di tutti contro Berlusconi, che ci esclude dal campo del centrodestra», aveva detto in un’intervista al Tg3. Il suo addio formale è previsto a giorni, in attesa di concludere gli adempimenti legati al suo ruolo di responsabile dell’amministrazione.
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«Per me il percorso si è concluso con il nuovo organigramma del partito. Torno nei confini della maggioranza parlamentare. Credo che dovremo trovare qualche collega per dare spazio ad un’anima critica nel centrodestra, in modo che sia la terza gamba della maggioranza», ha aggiunto il senatore. «Per quanto mi riguarda – ha concluso – non c’è più il gruppo, ne sono uscito. Non c’è bisogno di scriverlo a Viespoli (capogruppo di Fli al Senato ndr.) perché gliel’ho già annunciato di persona».