Berlusconi dispone di un potere finanziario contro cui è meglio non opporsi: così Fini commenta l’uscita di Menardi da Fli.
In un articolo che sarà pubblicato domani su Il Secolo, Gianfranco Fini reagisce al disgregarsi imminente del suo partito. Almeno a Palazza Madama. Dove la dimissioni da Fli del senatore Giuseppe Menardi, salvo nuovi acquisti, eliminano le condizioni affinché il gruppo possa continuare ad esistere. Il numero minimo di senatori richiesto è, infatti, di dieci e senza Menardi si ridurrebbe a nove. Senza contare che sarebbero in procinto di andarsene anche Franco Pontone, Mario Baldassarri e Maurizio Saia.
«Sarebbe davvero inutile negare l’evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi», scrive Gianfranco Fini.
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«Le polemiche e le divisioni esplose dopo l’Assemblea Costituente di Milano – aggiunge – hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori del Presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera». L’ipotesi di allargamento della maggioranza diventa quindi «verosimile, vista l’aria che tira nel Palazzo e le tante armi seduttive di cui gode chi governa». Il riferimento è chiaro. Poco dopo Fini lo esplicita, parlando di «un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente».