“L’errore di questa legge di stabilità è non applicare la norma, già approvata, sui costi standard della sanità, ma introdurre tagli lineari uguali tanto per le Regioni virtuose quanto per quelle dove ci sono degli sprechi”. Lo evidenzia Roberto Formigoni, senatore di Ncd ed ex presidente di Regione Lombardia dal 1995 al 2013. I tagli alla sanità delle Regioni hanno sollevato diverse polemiche. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha sottolineato: “Non mi pare che presentare delle esigenze sia una proposta eversiva. O le cifre che noi portiamo vengono dimostrate fasulle o, dal momento che finora nessuno lo ha fatto, non c’è dubbio che una risposta alle Regioni debba essere data”.
Senatore Formigoni, lei sta con il governo o con Chiamparino?
Cerco di stare con la verità. I dati oggettivi ci dicono che dei risparmi possono essere fatti, degli sprechi possono essere cancellati, ma la situazione non è affatto la stessa per tutte le Regioni. Ci sono situazioni diversificate e quindi è sbagliato trattare tutti nello stesso modo.
Com’è la realtà della sanità regionale?
Ci sono Regioni che fanno un uso oculato dei fondi per la sanità e altre che li sprecano. Insieme ad altri negli anni passati ho lottato a lungo per introdurre il concetto di costo standard, per inserire una misurazione oggettiva della spesa pubblica a partire dalla sanità. Alla fine è stata introdotta una legge sui costi standard, ma purtroppo non è ancora applicata e questa è una somma ingiustizia.
La legge di stabilità distingue o no tra Regioni più o meno virtuose?
Sostanzialmente la legge di stabilità taglia a tutti nello stesso modo. Sono ancora tagli lineari, la politica è la stessa di 15 anni fa e i costi standard sono disapplicati per l’ennesima volta. Alcuni governatori hanno il diritto di lamentarsi con il governo, mentre altri stanno zitti per pudore perché sanno di essere in errore.
Come dovrebbe funzionare la legge sui costi standard?
Si va a verificare per ogni singola prestazione sanitaria qual è il costo medio tra le Regioni più efficienti a livello nazionale. Mentre le Regioni non virtuose sono messe nelle condizioni di migliorare nel corso del tempo. Applicare i costi standard è quindi una giusta richiesta. Io non mi metto né da parte delle Regioni né da parte del governo, bensì dei cittadini che vogliono i servizi più efficienti e meno costosi possibili.
La sanità lombarda è ritenuta una delle più virtuose. Il modello della Lombardia può essere esportato in altre Regioni?
Il modello lombardo è composto da molti fattori. Il suo principio ispiratore fondamentale è l’equiparazione tra ospedali pubblici e privati, purché questi ultimi accettino da parte della Regione non solo il regime di prezzi, ma anche i controlli in modo da verificare giorno per giorno i loro standard. Questo caposaldo dunque può essere copiato anche dalle altre Regioni, fatte salve quelle più piccole nelle quali possono non esserci strutture private.
All’origine della mancanza di risorse statali, che poi va a impattare sulle Regioni, non c’è proprio il taglio della Tasi?
Assolutamente no. Ogni manovra di diminuzione delle tasse è compensata o con maggiori entrate o con una diminuzione della spesa. In questo caso non sono messe nuove tasse, ma in parte si utilizza l’aumento delle entrate e in parte lo si finanzia a debito. E’ una manovra virtuosa che incentiva la crescita. Scommettiamo sul fatto che questi incentivi possano far crescere l’economia, e che quindi gli anni prossimi ci saranno maggiori entrate che permetteranno di coprire gli investimenti che abbiamo fatto.
Lei condivide la politica economica del governo?
Questa legge di stabilità contiene numerosi dei nostri suggerimenti e delle nostre proposte, prima come Popolo della libertà e adesso come Ncd. La diminuzione delle tasse sulla casa era stata una delle bandiere del centrodestra di governo degli anni scorsi. Ncd l’ha messa sul piatto quando si è scritta questa legge di stabilità.
Le basta il taglio della Tasi per dirsi soddisfatto?
La stessa abolizione dell’Imu agricola era una nostra proposta, come pure l’aumento del contante disponibile che è una misura chiesta da tempo dai commercianti, soprattutto nelle zone del Nord che confinano con altri Paesi. Lo spirito di questa legge di stabilità è quindi condiviso da tutte le componenti della maggioranza di cui facciamo parte.
Infine una domanda su quanto sta avvenendo in Ncd. Perché, a differenza di Quagliariello, ha deciso di restare nella maggioranza nonostante le unioni civili?
Ncd sta combattendo una battaglia epocale per impedire l’approvazione della legge sulle unioni civili. Quando nel febbraio 2014 Renzi andò al governo, disse che la legge sulle unioni civili sarebbe stata approvata entro l’estate. E’ passato un anno e mezzo e si deve a noi se la legge sulle unioni civili non è stata approvata. E’ stata rimandata a gennaio 2016, e anche allora noi ci opporremo in modo durissimo. Se Ncd uscisse dal governo, in un attimo il Pd approverebbe la legge con l’appoggio dell’M5s.
(Pietro Vernizzi)