Passa con il sì del senato l’emendamento proposto dalla Lega sul cosiddetto decreto salva Sallusti. Si tratta del decreto legge sulla diffamazione così soprannominato dopo il caso del direttore del Giornale che è stato condannato a un anno e diversi mesi di carcere per un articolo (non scritto da lui) che avrebbe diffamato un magistrato. Nel caso in questione, Sallusti è stato ritenuto colpevole in quanto direttore responsabile, ai tempi della pubblicazione dell’articolo in questione, del quotidiano Libero, dunque responsabile di aver fatto pubblicare un articolo poi denunciato appunto per diffamazione. La norma che ha consentito la condanna al carcere risale addirittura al vecchio codice del periodo fascismo ed è stata criticata da tutti, capo dello Stato compreso, da cui è scaturito il dibattito in parlamento per cambiarla. Ma oggi a sorpresa il senato, con voto segreto, ha invece approvato l’emendamento proposto dalla Lega. I sì sono stati 131, i no 94. A questo punto rimane il reato di diffamazione punibile con il carcere fino a un anno di reclusione. La seduta del senato è stata dunque sospesa e aggiornata a domani. Idv, Pd e Udc hanno infatti chiesto di sospendere i lavori per capire come procedere adesso sul progetto di legge. Domani è prevista la riunione dei capigruppo al senato. Il voto infatti secondo il commento del vicecapogruppo al senato del Pd Lugi Zanda va in modo opposto al disegno di legge, che invece vuole proprio abolire la condanna al carcere per la diffamazione. D’accordo con Zanda anche il capogruppo Udc D’Alia: il voto, ha detto, incide sull’intesa e sul testo di legge. Polemico invece il responsabile Giustizia dell’Idv Luigi Li Gotti che ha detto alla Lega: “avete ottenuto un grande risultato politico”. In alternativa al carcere sono previste multe comprese tra i 5mila e i 50mila euro, nel suo caso Sallusti ha sempre detto di rifiutare ogni pena alternativa e preferire polemicamente il carcere. Nella norma, a firma del leghista Sandro Mazzatorta, la condanna è prevista per chi diffama a mezzo stampa con l’attribuzione di fatto preciso, il che significherebbe il caso più grave.
La norma che prevede il carcere scatenò grandi polemiche quando fu emessa la condanna del direttore del Giornale: tutti si dissero contrari a una pena così estrema. Il fatto in questione risale al 2007 quando venne pubblicato originariamente l’articolo.