RIFORMA GIUSTIZIA – Con il Cdm straordinario di questa mattina il governo ha dato il via libera a un ddl costituzionale di riforma della Giustizia. Un consenso all’unanimità accolto da un applauso rivolto al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Da giorni si discutevano le anticipazioni, poi confermate: separazione delle carriere, due Csm e responsabilità dei giudici. L’opposizione temeva, tra le righe, provvedimenti che in qualche modo influissero sui guai giudiziari del premier. Il confronto si annuncia comunque accesissimo. Essendo costituzionale è prevista una doppia lettura parlamentare. In caso di consenso di due terzi dei parlamentari entrerà subito in vigore, altrimenti occorrerà un referendum confermativo tra i cittadini.
A poche ore dal Cdm si registrano le prime reazioni. Giuseppe Lumia (Pd) ha dichiarato: «Come al solito il governo forza la mano per rispondere alle esigenze del suo capo. Si sta mettendo in campo una riforma volta a limitare l’autonomia e la libera iniziativa dei magistrati. Si vuole indebolire l’indipendenza dell’organo giudiziario per innalzare il livello d’impunità di quella classe dirigente corrotta, che occupa i gangli vitali del nostro Paese. In altre parole questa riforma serve solo a caste e cricche».
Maurizio Lupi (Pdl), vicepresidente della Camera, ha replicato così: «Mentre l’opposizione tenta in maniera maldestra e strumentale di far cadere il governo attraverso l’arma spuntata dell’antiberlusconismo militante, l’esecutivo prosegue spedito sulla strada delle riforme necessarie per modernizzare il paese. Dopo anni di attesa abbiamo finalmente la possibilità di migliorare lo stato della giustizia italiana. Si tratta di un passo epocale che i cittadini aspettavano da tempo. Il testo messo a punto dal ministro alfano e dal governo è equlibrato e non ha alcun intento punitivo. Per questo rivolgo un appello alla parte più responsabile dell’opposizione affinchè non si faccia guidare dall’ideologia e dalle rivendicazioni di rendite di posizione e accetti il confronto nel merito dei provvedimenti».
Vediamo comunque nel merito i punti della riforma:
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE – Carriere completamente separate tra magistratura giudicante e requirente, grazie all’intento di stabilire la completa parità tra accusa e difesa.
DOPPIO CSM – Dal primo punto discende la separazione del Csm, in modo che i due rami della magistratura abbiano organi di autogoverno separati. A presiedere entrambi sarà comunque il Capo dello Stato. La nuova composizione, altro punto discusso, prevede metà togati eletti dai magistrati e altra metà da laici nominati dal Parlamento.
Nel Csm dei giudici entrerà di diritto il primo presidente della Cassazione, in quello dei pm il Procuratore generale della Cassazione.
OBBLIGO AZIONE PENALE – Resta l’obbligo per i magistrati di promuovere l’azione penale, ma secondo “criteri indicati dalla legge”. Sarà il Parlamento perciò, tramite legge ordinaria, a stabilire la gerarchia e le priorità dei reati da perseguire.
POLIZIA GIUDIZIARIA – Il Parlamento regolerà, con legge ordinaria, i rapporti tra magistrati e polizia giudiziaria. Verrà inoltre tolto ai magistrati e riassegnato a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza il potere di indirizzare le indagini.
TRASFERIMENTI DEI MAGISTRATI – Con la riforma i due Csm il potere potranno procedere al trasferimento d’ufficio dei magistrati.
INAPPELLABILITA’ DELLE SENTENZE DI ASSOLUZIONE- Le sentenze di assoluzione in primo grado saranno inappellabili.
RESPONSABILITA’ CIVILE MAGISTRATI – Le toghe verranno parificate agli altri dipendenti pubblici e saranno responsabili civilmente degli atti compiuti in violazione dei diritti.