Mentre oggi si voterà alla Camera per approvare la legge di stabilità, che ha già avuto ieri l’ok dal Senato, le parti sociali spingono per un nuovo governo e lo fanno attraverso un comunicato congiunto diffuso nella serata di ieri. Nella nota – firmata da Abi (l’Associazione bancaria italiana), Alleanza delle Cooperative, Ania (l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), Cisl, Ugl e Uil – si spiega che il tempo dell’attesa è finito e che lunedì l’Italia deve avere un nuovo governo di emergenza nazionale con una guida autorevole e il più ampio consenso in Parlamento. In effetti, dopo che la legge di stabilità verrà approvata, Silvio Berlusconi, come annunciato, dovrebbe rassegnare le proprie dimissioni al Capo dello Stato, il quale dovrebbe cominciare il rito delle consultazioni per individuare il nuovo Presidente del Consiglio o decidere di andare alle elezioni anticipate. La strada del voto sembra però ormai non percorribile, sia perché ci sarebbe incertezza sulla maggioranza che potrebbe uscire dalle urne, sia perché Europa e mercati non sembrano disposti ad aspettare altro tempo per vedere l’Italia adottare le riforme promesse. Sembra quindi scontata la formazione di un governo tecnico, affidato a Mario Monti. Tuttavia il Pdl sembra non voler accettare di sostenere questo esecutivo a scatola chiusa. Oggi molto probabilmente si capirà se il partito di maggioranza proporrà un altro nome (si era parlato di Lamberto Dini), sfidando però la scelta di fatto già compiuta da Napolitano, o se invece cercherà di imporre al Colle il nome di alcuni ministri nel nuovo esecutivo.
Da questo punto di vista, le parti sociali spiegano di avere piena e totale fiducia nell’operato del Presidente della Repubblica e avvisano le forze politiche che non daranno il proprio contributo he dovranno poi assumersi la responsabilità di portare il Paese verso una drammatica situazione di non ritorno. L’unica voce fuori dal coro è quella della Cgil, che in effetti non ha firmato questa nota comune di imprese e sindacati.
L’organizzazione guidata da Susanna Camusso ritiene che dopo le dimissioni di Berlusconi si debba andare al voto. Tuttavia, data la pressione dell’Europa e dei mercati sull’Italia, prima delle urne occorre che un governo di emergenza del Presidente della Repubblica riporti credibilità internazionale al Paese, dando un segno di discontinuità attraverso equità fiscale (patrimoniale) e l’attenzione al lavoro, a partire dai giovani. La Cgil mette quindi a disposizione del nuovo governo le sue proposte, in particolare la contromanovra presentata in occasione dello sciopero generale dello scorso 6 settembre. Chiaramente, si tratta di qualcosa di diverso, in tema di lavoro, da quanto richiesto dall’Europa, specie per quel che riguarda la flessibilità nei licenziamenti.