Sarà, con ogni probabilità, il presidente Barack Obama, intorno alle 18 ora italiana, a dare l’annuncio sulla conclusione della trattativa tra la Fiat e la Chrysler per il salvataggio della casa automobilistica di Detroit. Il presidente Usa ieri si è detto ottimista sull’intesa che dovrebbe passare attraverso la bancarotta controllata, definita comunque «un passaggio rapido».
I tre fondi, Oppenheimer, Perella e Stairway non hanno infatti ancora sottoscritto l’accordo per la ristrutturazione del debito raggiunto con le quattro grandi banche, JPMrogan, Goldman Sachs, Citigroup e Morgan Stanley. I piccoli creditori, che controllano un terzo del debito, non si sono fatti convincere neppure dalla nuova proposta del governo che ha portato da 2 a 2,250 miliardi la svalutazione del debito di Chrysler, pari a circa 7 miliardi di dollari.
Se l’accordo non verrà raggiunto nelle prossime ore Chrylser dovrà fare ricorso al Chapter 11, cioè al concordato preventivo che segnerà inoltre l’addio dell’attuale amministratore delegato di Chrysler, Robert Nardelli, che sarebbe costretto a lasciare – riporta il Washington Post -, sostituito dal management di Fiat.
Gli asset migliori di Chrysler sarebbero ceduti a una nuova società con una struttura proprietaria simile a quella di un accordo fra il Lingotto e Chrysler fuori dal tribunale. A Torino andrebbe cioè il 20%, a fronte del 55% al sindacato. La quota restante andrebbe inizialmente nelle mani del governo.
È arrivato invece il via libera dai lavoratori Usa aderenti al sindacato Uaw che hanno approvato, con l’82% dei voti, l’accordo sul costo del lavoro.
In Italia, intanto, il Lingotto ha annunciato i primi 200 esuberi tra i colletti bianchi dell’Iveco e della Powertrain. A Piazza Affari, dopo un avvio positivo. il titolo Fiat ha virato in calo in Borsa e cede lo 0,56% a 7,94 euro.