In queste ore si registrano in alcune città italiane manifestazioni “pro-Napolitano” e “pro-Costituzione” che si contrappongono idealmente a quelle manifestazioni di solidarietà umana nei confronti di Eluana Englaro, a cui sono stati sospesi cibo e idratazione assistita.
E dalla Sardegna dove è impegnato in una serie di incontri Silvio Berlusconi torna a parlare della giornata di ieri.
«Non capisco come non si possa sospendere la procedura per Eluana: francamente mi lascia stupito che dei professionisti, dei medici che sono votati a salvare la vita umana, possano invece impegnarsi in una azione che porta sicuramente alla morte, anche attraverso delle crudeltà come quella di privare ad un organismo umano l’alimentazione e la nutrizione». Il premier è quantomai convinto delle ragioni che lo hanno portato a portare in consiglio dei ministri il testo di un decreto legge che potesse riempire il vuoto legislativo di una legge sul “fine vita”. Un decreto legge in qualche modo dichiaratamente ad personam, ma che altrettanto apertamente non contrasta né modifica alcuna legge esistente e nonostante questo ha trovato l’opposizione del Colle per motivi che il Cavaliere definisce «non condivisibili».
«Immaginavo francamente – ha dichiarato infatti Berlusconi – si potesse superare da parte del Colle una posizione legata a fatti giuridici, anche non condivisibili, e che noi non condividiamo. E ciò anche in considerazione del fatto che il decreto del governo è stato fatto per salvare una vita umana». E, ancora, per Berlusconi la lettera di Napolitano (definita «niente affatto segreta») «era piena di contenuti con riferimenti a tratti e leggi che a nostro avviso trascurava la verità su questo caso che è quella di una vita umana a rischio e che conteneva anche una implicazione grave di una eutanasia introdotta nel nostro ordinamento senza una disposizione di legge»
Sul caso di Eluana Englaro, ha proseguito il Premier: «ci sono due culture che si confrontano: da un lato la cultura della libertà e della vita e dall’altro quella dello statalismo e, in questo caso, della morte; noi siamo per la vita e per la libertà».
E comunque, ha aggiunto, «c’erano dei requisiti di necessità e urgenza assolutamente incontrovertibili» a giustificare un decreto legge che « comunque va al vaglio del Parlamento che può cambiarlo o anche bocciarlo». «Il governo – ha concluso Berlusconi respingendo al mittente le accuse di attentato alla Costituzione – ha ragionato sulla base della sua propria responsabilità riconosciuta dalla Costituzione per vedere se era il caso di prendere questo provvedimento».