Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, durante la sua audizione di fronte al Parlamento europeo ha sottolineato che “l’intervento straordinario dell’istituto monetario sui mercati finanziari, attraverso acquisti di titoli di Stato, è necessario non solo per garantire la stabilità finanziaria dell’unione monetaria”, ma anche per “ridurre le gravi differenze che si sono create tra i Paesi della zona euro”. Ilsussidiario.net ha intervistato Tobias Bayer, corrispondente da Milano per il quotidiano tedesco Financial Times Deutschland.
Bayer, condivide l’idea di Draghi che sia necessario un intervento straordinario della BCE?
Il compito della BCE è garantire la stabilità di prezzi nell’Euro-zona. È difficile giustificare interventi straordinari come acquisti di titoli di Stato, non mi sembrano in armonia con il mandato della banca centrale. Occorre un po’ di raffinatezza. Quando Jean-Claude Trichet doveva difendere gli acquisti, parlava di una disfunzione del “meccanismo di trasmissione monetaria”. A mio parere, la BCE non ha la responsabilità di “ridurre le gravi differenze che si sono create tra i Paesi della zona euro”. Questo deve rimanere la sfera della politica.
Sempre per Draghi, “gli acquisti di obbligazioni non equivarrebbero a finanziamento monetario se i titoli hanno una maturità fino a tre anni”. E’ d’accordo con lui?
Draghi sta giocando le sue carte in una maniera molto intelligente. Limitando gli interventi ai titoli a breve, il presidente della BCE sta provando ad acquietare la Bundesbank e i cittadini tedeschi. Tuttavia, la maturità non risolve il problema generale. Comprare i bond è vicino al finanziamento del debito pubblico. Per la BCE, c’è il grande rischio che gli acquisti remunereranno gli investitori che potranno vendere i titoli e, alla fine, non saranno efficaci. La credibilità della BCE potrebbe essere danneggiata.
Quali misure devono essere adottate per fare sì che il risanamento dei conti pubblici nei Paesi in difficoltà sia sostenibile?
Il “Fiscal Compact” è la base giusta per il risanamento dei conti pubblici. Per renderla efficace, occorre mettere in campo una sorveglianza forte. La comunità europea dovrà avere il diritto di prevenire e correggere politiche di bilancio insostenibili in ciascuno Stato. Nel passato, c’è stata una mancanza di disciplina. La Germania e la Francia erano i primi a violare le trattative. È stato un brutto esempio. Non si deve ripetere. Lo spread finora ha consentito alla Germania di finanziarsi a tassi negativi.
Fino a che punto questa situazione può continuare a durare?
Gli investitori stanno cercando un “safe haven”. Gli Stati Uniti e la Germania sono i primi beneficiari. La situazione continuerà fino al momento in cui la paura sul mercato finanziario svanirà o in cui il debito elevato degli Stati Uniti e della Germania intimoriranno gli investitori. La tempistica è difficile da prevedere. In ogni modo, penso che la situazione non sia stabile.
Ritiene che una maggiore flessibilità nei confronti dei paesi euro deboli, favorendo la tenuta dell’euro, nel medio-lungo periodo possa portare benefici anche alla Germania?
Il salvataggio dell’euro-zona porta benefici alla Germania. Non sono sicuro se una “maggiore flessibilità” sia la risposta giusta. Adesso, i tedeschi vengono criticati per la loro ortodossia, per esempio da parte della stampa italiana. I critici non si rendono conto che la Germania è già stata molto flessibile. L’Efsf e l’ESM sono risposte forti. Perché l’Euro possa sopravvivere, è fondamentale avere regole chiare. Altrimenti, qualche paese indebitato potrebbe avere la tentazione di abusare della generosità degli altri.
Il mondo economico e politico tedesco è sulle stesse posizioni della Bundesbank, o al suo interno esistono posizioni differenti? Quali?
La Bundesbank e il sua presidente Jens Weidmann sembra stiano perdendo il sostegno della politica e del mondo economico tedesco. Molto grave è la rottura fra Weidmann e Jörg Asmussen, il capo economista della BCE. Weidmann e Asmussen erano consulenti della cancelliera Merkel, erano collaboratori stretti, la loro relazione era intima. Ho l’impressione che la Bundesbank sia isolata.
Di recente il politico tedesco Joschka Fischer ha ricordato che il peso dei debiti relativi alla Prima Guerra Mondiale creò rancori che portarono alla Seconda Guerra Mondiale. Che cosa si può fare oggi per evitare che si ripeta una situazione simile?
Dobbiamo evitare affermazioni come quelle di Fischer. Non ha senso divulgare un allarmismo traumatizzante. Serve una misura ad occhio e una comprensione reciproca. La posizione tedesca è chiara: la Germania vuole un’Europa più forte, è pronta per un debito comune, se ci sarà anche un’unione politica con un controllo comune.
(Pietro Vernizzi)