Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi il Def, il documento di economia e finanza, “che è il momento centrale del ciclo di programmazione della politica economica e di bilancio del Paese. Il luogo per assicurare la sintonia tra la priorità politica nazionale e l’Ue”. Così il premier Mario Monti, nella conferenza stampa tenuta insieme al ministro dell’Economia Vittorio Grilli, ha confermato che “il risanamento è avvenuto. Le finanze pubbliche sono su un sentiero sostenibile. E’ centrato l’obiettivo del bilancio in pareggio in termini strutturali”. “Per la crescita – ha poi aggiunto il premier – non ci sono sostituti alle riforme. Il Def stima che le riforme del 2012 portano a una crescita cumulata aggiuntiva di 1,6 punti percentuali nel 2015m di 2,9 punti nel 2020 fino a 6,9-7 punti nel lungo periodo”. Senza tali riforme, ha spiegato Monti, “l’Italia sarebbe rimasta nelle secche della crescita zero o di declino per molti anni”. “Il graduale miglioramento della situazione sui mercati finanziari registratosi nell’area dell’euro nel 2012 non si è ancora pienamente trasmesso all’economia reale ritardando la ripresa economica”, si legge nel rapporto del governo sul Documento. “In Italia la recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, si è protratta per tutto il 2012. Nella media dell’anno il Pil si è ridotto del 2,4 per cento in termini reali, confermando le stime diffuse a settembre nella Nota di aggiornamento del Def”. Il ministro Grilli ha poi aggiunto che il 2012 “è stato un anno importante di risanamento, imprescindibile e improcrastinabile, delle nostre finanze pubbliche”. L’Unione europea, però, ha da poco lanciato l’allarme sul rischio contagio dall’Italia. L’esecutivo Ue sostiene infatti che “il potenziale contagio economico e finanziario al resto dell’area euro resta considerevole se le turbolenze sui mercati finanziari collegate al debito sovrano italiano si intensificheranno di nuovo”. L’alto debito italiano, “come la perdita di competitività esterna e la sottostante performance produttiva stagnante, continuano a essere il principale squilibrio macroeconomico identificato”.