“La Cina è vicina? Chissà”. Deve aver pensato Alexis Tsipras durante il volo verso Pechino, dove atterrerà oggi. La visita della delegazione ellenica ha come scopo principale quello di convincere i cinesi a investire in Grecia. Purtroppo il viaggio è nato non proprio sotto i migliori auspici. Una dislessia economico-diplomatica ha scosso le relazioni sino-elleniche. Due giorni prima della partenza (mercoledì scorso), il ministro della Marina Mercantile, Thodoros Dritsas, ha presentato in Parlamento la legge per la ratifica delle vendita alla cinese Cosco del 67% delle azioni del Porto di Pireo. Peccato che la sua redazione si discostasse, e di parecchio, dagli accordi scritti firmati nell’aprile scorso.
Letta la proposta di legge, la Cosco, in un duro comunicato, ha scritto che questa si discostava dagli accordi in ben nove punti. Persino l’ambasciatore cinese ad Atene ha manifestato pubblicamente il suo disappunto. Ma tempo ventiquattro ore e la legge è stata corretta secondo i dettami richiesti dalla Cosco, e poi votata a larga maggioranza. È stata l’ultima “battaglia” del ministro – già capofila di chi, quando Syriza era all’opposizione, si opponeva alla privatizzazione del porto di Pireo. Ha giocato l’ultima carta, sperando di “fregare” i cinesi. Ma con questa furbizia ha danneggiato sicuramente l’immagine di un governo che sbandiera in tutte le sedi internazionali la sua volontà di favorire gli investimenti e le privatizzazioni.
Ha ammesso candidamente un deputato “syrizeo”: se non fossimo al governo avremmo contrastato la cessione della maggioranza della azioni del porto. Il ridicolo dell’ultima sceneggiata di Syriza è stato quello di ascoltare il ministro Dritsas mentre difende sia la prima che la seconda redazione della legge, mentre ammette lo sbaglio, aggiungendo che non si dimetterà, e infine scagliarsi contro la stampa.
Partito, dunque, per Pechino con in valigia l’accordo tra Atene e Cosco, Tsipras spera di trovare un clima favorevole per la Grecia. Ma stando ai commenti cinesi, in loco, lo sgarbo Cosco non ha attenuanti per la tradizione cinese. D’altra parte non è la prima volta che il governo di Atene si dimostra inaffidabile, soprattutto quando si parla di investimenti e cessioni. Non fa parte della cultura politica di Syriza l’idea che sia il settore privato quello che deve trascinare lo sviluppo economico. È ancora lo Stato a essere il motore della ripresa, e Tsipras lo ha recentemente sottolineato.