Il 77% dei greci vuole un accordo. Panagiotis Lafazanis, in allegra compagnia con altri 16, lo respinge. Ai 17 che hanno votato “presente” (tra cui la Presidente del Parlamento), o erano assenti, vanno sommati altri 15, i quali dopo il loro “sì” hanno dichiarato che non avrebbero votato le misure in arrivo. Totale parziale: 31 dissidenti. Totale finale: Tsipras ha ottenuto la delega per trattare, ma non ha più una maggioranza che si ferma a 149 voti, rispetto ai 162 voti dichiarati. Si conferma la dichiarazione dell’attuale ministro delle Finanze, Efklidis Tsakalotos, che ebbe ad ammettere che il referendum è stato indetto per evitare a Tsipras di fare la conta tra i suoi.
Sulla chiamata al popolo del 5 luglio ci sono ancora molte sfaccettature politiche da spiegare. Tsipras si augurava che vincesse il “sì” per avere l’occasione di mollare tutto, e ritornare all’opposizione, politica che sa fare per esperienza? Voleva la vittoria del “no” per avere più forza nelle trattative? Forse, ma l’ultimatum europeo ha ridimensionato le sue strategie. A oggi, però quella lotta tra “traditori filo-tedeschi” e “patrioti” ha prodotto l’avvio del dialogo tra le forze democratiche, il “sì” di 251 parlamentari che hanno appoggiato la bozza di proposta, e una stretta di mano impensabile, fino a dieci giorni fa. Vangelis Meimarakis, presidente vicario di Nea Democratia, dopo una lunga filippica contro Alexis Tsipras, scendendo dalla tribuna, si è avvicinato al primo ministro e gli ha stretto la mano.
La conta dei voti è arrivata poco dopo le 00.30 di ieri mattina sabato, come nelle grandi occasioni. La resa dei conti nel governo avverrà, appena firmato l’accordo. Elezioni anticipate? Governo di larghe intese? Rimpasto? Si è già messo in moto il toto-ministri. Chi ha votato contro verrà espulso e obbligato a rimettere il mandato. I due ministri dissidenti verranno “dimessi”. Un fatto va chiarito. Il “dracmista” per eccellenza, il ministro Lafazanis, per sei mesi ha battuto sempre sullo stesso tasto: fuori dall’euro, vele spiegate al vento e nuova rotta verso lidi di latte e miele. Ma nel momento di essere conseguente con le sue convinzioni ha ritirato la mano e ha votato “presente” con la spiegazione che non vuole far cadere il governo. Cadrà la sua testa. Coerente, ma secondo i suoi piani che sono tuttora imperscrutabili. L’altro ministro che ha dichiarato presente è Dimitris Stratoulis, responsabile della previdenza sociale. Quelle proposte di riforma al sistema pensionistico, contenute nella bozza, lo hanno sicuramente addolorato. Sono crollate tutte le sue promesse e tutte le idee per riformare il sistema pensionistico. Peccato che con le sue proposte le casse statali non avrebbero retto tre anni, in compenso avrebbero portato tanti voti alle clientele che hanno scelto Syriza.
Si vedrà se Tsipras avrà la forza di imporre la sua linea. Al momento ha fatto la sua scelta: prima l’interesse del Paese e poi il partito-caleidoscopio. I suoi precedenti non sono confortanti. In questi mesi non ha avuto la forza di dimettere Yanis Varoufakis. La sua presenza faceva parte della strategia ateniese? In questo caso, Varoufakis, esperto commediante, ha esaurito il suo ruolo. Oppure Tsipras pensava che gli argomenti ludo-bizantini del suo ministro avrebbero narcotizzato la platea europea. Scegliere Varufakis è stato uno sbaglio che la Grecia ha pagato caro; o meglio, ha pagato e continuerà a pagare.
All’Università Aristotele di Salonicco, il procuratore contabile che ha spulciato i conti del Fondo speciale per la ricerca ha scoperto che negli ultimi quindici 4,5 milioni sono stati elargiti ai ricercatori in maniera illegale, che alcuni ricercatori non hanno dichiarato le remunerazioni extra per aver partecipato a programmi di ricerca, che sono stati spesi 90 mila euro per “pranzi e cene” consumati nel corso delle ricerche, che per i loro spostamenti i ricercatori hanno speso 28 mila euro. E avanti tutta tanto i finanziamenti arrivavano dallo Stato. E se la magistratura avesse volontà, mancherebbe comunque il personale, di indagare sugli sprechi del pubblico denaro, molti buchi di bilancio verrebbero tappati. Ne guadagnerebbero il contribuente, e forse la ricerca scientifica.