Il 64,2% dei giovani greci tra 15 e 24 anni sono senza un lavoro. La disoccupazione a livello nazionale ha raggiunto il 27%, con un incremento dello 0,3% su base mensile e del 5,1% su base annua. In tutto 11mila le persone rimaste senza un’occupazione nell’arco di soli 30 giorni. Più ancora dei numeri, a documentare la drammaticità della situazione sono le storie che arrivano dalla Grecia. Ilsussidiario.net ha chiesto a padre Andreas Voutsinos, vicepresidente della Caritas greca, di raccontarci che cosa sta succedendo.
Padre Voutsinos, come vivono i disoccupati greci?
E come può vivere chi non ha un lavoro e non ha da mangiare? Vengono alle porte della Caritas a bussare a tutte le ore, noi cerchiamo di aiutarli ma non è facile vista la situazione.
Che cosa le dicono i suoi parrocchiani?
Ieri uno di loro mi ha detto che non poteva portare i suoi figli a ricevere la prima Comunione perché non aveva i soldi per pagare la benzina, e da casa sua alla parrocchia ci sono 30 chilometri. Questi ragazzi quindi non faranno la prima Comunione perché i loro genitori non hanno neanche quei pochi euro necessari per il viaggio. In molti hanno riconsegnato anche le targhe delle macchine, perché non sono più in grado di sostenere i costi né delle tasse automobilistiche né della benzina. Altri affermano che anche il biglietto dell’autobus costa troppo, si parla di 2,80 euro per il viaggio di andata e ritorno.
Chi è disoccupato riesce quantomeno ad arrangiarsi facendo dei lavoretti?
Con l’estate arriveranno più turisti e ciò permetterà a una parte dei disoccupati di trovare un lavoro stagionale. In molti si recano inoltre in campagna dove sono impiegati nella raccolta della frutta o come dipendenti degli alberghi. Non dobbiamo del resto pensare che tutti quelli che hanno un lavoro siano fortunati, molti di loro non ricevono lo stipendio da cinque o sei mesi.
C’è solidarietà tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha?
La solidarietà esiste, ma salari e pensioni sono sempre più bassi e il governo è arrivato a inventarsi una tassa aggiuntiva molto pesante sull’elettricità nelle case. Ciò rende più difficile continuare ad aiutare chi è rimasto disoccupato. La gente fa il possibile per vivere in modo dignitoso, ma le tasse aumentano e i debiti pure. I primi a pagare le conseguenze di quanto sta avvenendo sono gli immigrati.
I greci che sono in questa situazione dove trovano la speranza per andare avanti?
La situazione in Grecia è così negativa che la speranza nasce dal fatto che non si può andare così male ancora a lungo. Del resto che cosa possiamo fare, essere disperati? La fede cristiana è incompatibile con la disperazione, e dobbiamo quindi essere forti. La Chiesa cattolica attraverso la Caritas cerca di ricordarlo anche attraverso un aiuto concreto.
In che modo?
A chi non ha nulla offriamo un pasto caldo, distribuiamo dei viveri e facciamo tutto ciò che è in nostro potere. Non siamo però in grado di risolvere il problema alla radice, siamo in grado di offrire una risposta nella misura in cui riceviamo donazioni e del resto il bisogno è immenso. C‘è gente che non ha nemmeno i soldi per comprare le medicine, e quindi non si cura.
Anche per delle malattie gravi?
Un signore polacco che vive ad Atene l’anno scorso ha avuto problemi di cuore e i chirurghi gli hanno applicato uno stent. Da allora non ha preso neanche una medicina, perché non aveva il denaro per comprarle, e non si è mai fatto visitare da un dottore, perché non aveva la possibilità di pagare. Quest’uomo ha tre figli nessuno dei quali lavora. Quando si è rivolto alla nostra parrocchia siamo riusciti a farlo visitare da un medico, abbiamo fatto degli accertamenti e gli abbiamo pagato le medicine.
(Pietro Vernizzi)