ATENE – Archiviato il governo fallimentare Tsipras I, nasce il governo Tsipras II. Usando le parole della portavoce del governo, Olga Gerovasili, sarà un “governo di lotta e di responsabilità”, aggiungendo che durerà per l’intera legislatura. I greci se lo augurano, tuttavia le prospettive di vita del nuovo esecutivo verranno stabilite a giugno prossimo, quando si tireranno le somme del lavoro svolto e imposto dal Memorandum. Non è proprio la fotocopia del primo, il trasloco di alcuni e l’allontanamento di altri è dovuto a una resa dei conti tra le correnti interne del partito.
Molti ministri chiave restano al loro posto. Alcuni super-ministeri vengono “spacchettati”. La vera novità è la nomina di un vice ministro delle Finanze, Giorgos Houliarakis (aveva l’interim di questo portafoglio nel governo di servizio di Vassiliki Thanou), che si occuperà dell’applicazione delle riforme previste dal Memorandum-Accordo e dei rapporti con la Troika-Istituzioni. Si contano anche due ex ministri del governo socialista di Jorgos Papandreou.
Per il prossimo mese il lavoro del governo sarà agevole: non avrà l’opposizione di Nea Democratia. Con un gesto a sorpresa, il presidente pro-tempore, Vangelis Meimarakis, si è dimesso dando inizio alla corsa per l’elezioni del nuovo leader. Le vecchie abitudini della politica non muoiono mai: prima l’interesse del partito e poi quello del Paese. Già si conoscono alcuni candidati, non si conosce invece quale sarà la linea politica del partito – una specie di Democrazia Cristiana senza la componente della sinistra sociale ma gravida di spinte populiste.
Comunque non ci sarà tempo per il governo per i festeggiamenti e i peana del trionfo. Nei prossimi 95 giorni, cioè fino alla fine dell’anno, dovrà applicare il 56% delle misure (127) previste dall’accordo. Entro fine ottobre dovrà affrontare la riforma del sistema pensionistico, la tassazione degli agricoltori, la ricapitalizzazione delle banche, la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica, l’istituzione di una cassa per le privatizzazioni e i rapporti di lavoro. Questa la “road map”, ma qualche ministro si è già spinto oltre la staccionata.
Ad esempio, il ministro del lavoro, Giorgos Katrougalos, il quale ha affermato che è “necessario trovare misure alternative ed equivalenti a quelle previste dal Memorandum, le quali prevedono una riduzione delle pensioni più basse e di quella sociale”. Sarà stata l’emozione. Comunque a metà del prossimo mese, la Troika valuterà i conti per dare il via libera al pagamento del rimanente della prima tranche di aiuti, e se la verifica sarà positiva si inizierà a discutere della riduzione del debito. Poi da gennaio a giugno dell’anno prossimo il governo dovrà votare e applicare la percentuale rimanente. In breve, il diario di Alexis Tsipras per scrivere il futuro del Paese fino al 2018, compresa una difficile legge di bilancio per il 2016.
Ai greci è sufficiente un foglio di carta per fare alcune somme di quanto dovranno pagare entro la fine dell’anno. In tutto, 8 miliardi distribuiti tra tasse sui redditi, imposta sulla casa, tassa di circolazione, anticipo sui guadagni per i liberi professionisti, ecc. Quanti di questi 8 entreranno nelle casse statali? Se consideriamo che i debiti dei privati verso lo Stato ammontano, nel periodo gennaio-agosto – a 6,9 miliardi, vien da pensare che la somma aumenterà. Quasi tutti hanno scelto di spalmare il loro debito in cento rate, ma questa agevolazione verrà rivista (lo chiede il Memorandum) con condizioni meno favorevoli. Se a questi 8 si aggiungono i debiti accumulati dai privati, la somma tocca gli 80 miliardi. Per questa ragione, il Memorandum prevede misure che garantiscano lo Stato. A questo conto vanno aggiunti i “kokkina dania” (debiti in rosso), cioè i crediti inesigibili verso le banche, che toccano i 90 miliardi.
Inoltre, in questa clima di euforia e di dichiarazioni del tipo “siamo in grado di superare la crisi”, non va dimenticato che le elezioni sono finite, ma la crisi resta. Tsipras è convinto che le sue prossime decisioni politiche porteranno alla ricapitalizzazione della banche, per il momento ingessate, con fondi europei, alla possibilità che la Bce inizi a riacquistare bond ellenici, tramite il Qe, e alla discussione per la riduzione del debito pubblico. Il Fmi pensa che senza una sua ristrutturazione la Grecia non uscirà mai dall’austerità e dalla recessione. Il problema è sapere che cosa ne pensano al riguardo Bruxelles, Berlino e la Bce. Standard & Poor’s pensa invece che senza misure che supportino la lotta alla disoccupazione e con la certezza che la Grecia resterà nella zona euro gli investitori stranieri resteranno a guardare.
Dunque il pericolo è che l’austerità continui a tempo indeterminato e che le nuove misure di tagli e tasse producano ulteriore recessione e ulteriore rabbia sociale. Ecco un altro circolo vizioso. Come ne uscirà la Grecia? Con un quarto pacchetto di crediti? Poco probabile.
P.S.: Ieri si è riunita, sotto la presidenza del Presidente del Parlamento Zoi Konstantopoulou, la commissione “Verità sul debito pubblico” – da lei fortemente voluta – che terminerà i suoi lavori venerdì quando è prevista una conferenza stampa. Ovvero l’ultima pugnalata al “compagno” Alexis dell’ex “compagna” che non è stata rieletta. Un altro ex, Yanis Varoufakis, è ritornato alla carica dicendo che l’obiettivo di Tsipras è diventare un nuovo Mitterand, ma corre il rischio di trasformarsi in Ramsay MacDonald, l’impopolare primo ministro inglese laburista che non seppe gestire le conseguenze della Grande Depressione.