Ad Aleppo non c’è pausa nei combattimenti. Solo ieri i morti sono stati 168 di cui 94 civili, ma potrebbero essere molti di più. Nonostante il governo siriano avesse promesso di cessare l’offensiva contro i ribelli che si trovano in quello che è uno dei più importanti centri economici del Paese, ieri è successo l’opposto. L’esercito regolare ha infatti scatenato una offensiva devastante da terra e cielo nell’intenzione di stroncare una volta per tutte l’esercito ribelle. Gli scontri più accaniti sono nei quartieri di Bab Al Hadeed, Al Zahrà, Al Arkoub e Mukhayam Al Handarat. L’esercito bombarda dal cielo con gli elicotteri e attacca con i carri armati. Poco possono fare i ribelli armati di armi leggere. In mezzo, la popolazione civile che è vittima della battaglia in corso. Ad Aleppo si sta concentrando lo sforzo finale di entrambe le parti per porre fine alla guerra civile che insanguina la Siria da oltre un anno con i suoi oltre ventimila morti. Una guerra che vede sunniti contro sciti per il controllo di una zona decisiva del Medio Oriente. Come detto, il bilancio della sola giornata di ieri in tutta la Siria è di 168 morti, di cui 94 civili, 33 ribelli e 41 soldati regolari. La maggior parte di queste vittime sono tutte ad Aleppo. L’osservatorio dei diritti umani presente in Siria denuncia una situazione che potrebbe portare a quella che è stata definita una ecatombe. Di fronte a questo quadro è intervenuto quello che viene considerato il capo dell’opposizione in esilio che ha lanciato una richiesta di aiuto ai Paesi “fratelli” di rifornire di armi l’esercito ribelle. In una conferenza stampa Abu Dhabi Abdel Basset Sayda, presidente del Consiglio nazionale siriano ha chiesto esplicitamente sostegno e armi che possano permettere di fermare i carri armati di Assad. Il quale sembra sempre più convinto della necessità di stroncare nel sangue la ribellione. Sul caso die due italiani che erano stati rapiti qualche giorno fa, Oriano Cantani e Domenico Tedeschi, c’è al momento poca chiarezza. Secondo le fonti governative, i due erano stati rapiti dai ribelli e liberati dall’esercito governativo. Nelle poche dichiarazioni che hanno potuto rilasciare al momento, i due invece sostengono di non aver capito chi fosse stato a rapirli né tantomeno chi li abbia liberati. Si sospetta una azione propagandistica del regime di Assad.
I due, rispettivamente 64 e 36 anni dipendenti della Ansaldo, erano stati rapiti lo scorso 17 luglio mentre si recavano all’aeroporto di Damasco.