Dopo tre partite di campionato, non c’è nessuna squadra a punteggio pieno. Segno di equilibrio o di mediocrità, a seconda dei punti di vista. La prima sensazione è che manchino le vere big, le squadre capaci di imprimere il loro marchio sul torneo. Tra un’Inter che ha cambiato l’ennesimo allenatore, un Milan ancora a secco di vittorie e le romane a caccia di identità, è impresa ardua indicare una favorita. Si era parlato di Juventus e Napoli come possibili capofila, ma entrambe sono incappate in una serata assai difficile. Pessima quella degli azzurri, presuntuosi e mai in partita, arresisi nuovamente al cospetto della bestia nera Chievo, condizionata dal rosso di Vucinic quella del gruppo Conte. Che il livello medio del nostro campionato non sia eccelso è una tesi condivisa anche da Massimo Caputi, volto noto del giornalismo sportivo e popolare conduttore tv, che ha accettato di intervenire in esclusiva ai microfoni de IlSussidiario.net.
Caputi, non le sembra che la nostra A abbia tante buone squadre ma nessuno squadrone?
Sì, può darsi. Diciamo che il nostro calcio è troppo speculativo e poco propositivo. Molte squadre continuano a giocare secondo lo stile ‘difesa e contropiede’. E’ un calcio che dà equilibrio ma che in Europa mostra tutti i suoi limiti. Forse anche noi dovremmo iniziare ad applaudire chi gioca bene e non solo chi vince e basta.
Tra i risultati della serata, ha stupito soprattutto il brutto ko del Napoli. Mal di turnover?
Mazzarri ha esagerato con i cambi, non c’è dubbio. C’è stata troppa presunzione da parte degli azzurri. E’ vero che il livello medio della A non è altissimo, ma è difficile giocare con le sole riserve, specie se si tratta di una squadra che non è abituata a cambiare molto. Il turnover va bene, ma non così, tutto insieme.
Da Verona esce un Napoli ridimensionato, secondo lei?
No, io credo che il Napoli continui ad essere una delle favorite per lo scudetto. Tutto dipenderà da come gestirà il doppio impegno campionato-Champions.
La Juventus, invece, dove la collochiamo? Anch’essa ha frenato, almeno in parte, contro il Bologna.
Con i rossoblù hanno deciso soprattutto gli episodi, espulsione di Vucinic in primis. Non credo che una Juve in 11 avrebbe pareggiato questa partita. Quanto alle prospettive, la squadra di Conte non è la favorita per il titolo, anche se non sarà nemmeno un fuoco di paglia, a mio avviso. Diciamo che può inserirsi tra le prime.
Il Milan viaggia ad una media da retrocessione: 2 punti in 3 gare.
Sì, è un Milan che non sa più vincere. Forse il campionato non riesce più a dare i giusti stimoli ai rossoneri, che sembrano più attratti dalla Champions. Allegri, se non altro, ha l’alibi dei tanti infortunati. In particolare, si sta sentendo fin troppo l’assenza di Ibra. Pato e Cassano sono bravi ma troppo discontinui.
Però è spuntato fuori El Shaarawy, che ha siglato il suo primo gol in A…
E’ un bel giocatore, ma questo lo sapevamo. L’importante è non caricarlo di troppe responsabilità, anche se ha dimostrato che è uno su cui si può puntare.
Contro il Cesena la Lazio ha ripreso la marcia, con un successo in rimonta. Basterà per ricomporre la frattura tra Reja ed i tifosi?
No, secondo me le nubi rimangono. Servirebbe un filotto molto lungo di vittorie per voltare pagina e ricucire i rapporti.
Ma qual è, secondo lei, la vera ‘colpa’ del tecnico?
Considero Reja un allenatore bravo e preparato. Forse non è uno che fa sognare i tifosi, e il calcio, si sa, è fatto anche di queste componenti…
Il turno sarà chiuso dall’impegno della Roma contro il Siena. Per Sannino i giallorossi saranno la rivelazione del campionato. E’ d’accordo?
In buona parte sì, io al progetto Roma ci credo. La strada intrapresa mi pare quella giusta, anche se credo che ci vorranno almeno altre 4-5 partite per capire il valore di questa squadra. Non credo che la Roma lotterà per lo scudetto, ma potrà togliersi comunque delle soddisfazioni e preparare il terreno per i prossimi anni.
Per finire, l’Inter ha scelto Ranieri: è l’uomo giusto per risollevare l’ambiente, dopo gli stenti di Gasperini?
Si tratta di un’ottima scelta, a mio giudizio. All’Inter servivano razionalità, idee chiare e pragmatismo e Ranieri queste doti ce le ha tutte. Piuttosto, vedo una società che nel dopo-Mourinho ne ha azzeccate poche. Ha cambiato 3-4 allenatori in un anno e senza mai fare scelte convinte. Lì sono nati i mali della squadra…
(Alessandro Basile)