Il Consiglio dei ministri ha varato la nuova manovra finanziaria da oltre 30 miliardi di euro. Alcuni provvedimenti, come era previsto, riguardano le pensioni. Vediamo cosa cambierà. Innanzitutto sono state abolite le finestre mobili, introdotte dal governo Berlusconi, che sostanzialmente rinviavano l’erogazione della pensione (12 mesi per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per quelli autonomi) rispetto al termine dell’attività lavorativa. Tuttavia la dilazione resterà vigente e verrà “assorbita” dall’aumento dell’età pensionabile che per gli uomini diventa quindi di 66 anni già nel 2012 (66 anni e mezzo per i lavoratori autonomi). Ci sarà un anticipo dell’aumento dell’età pensionabile per le donne del settore privato, che diventerà di 62 anni già dal 2012. Il pareggio con l’età pensionabile degli uomini avverrà nel 2018, quando si arriverà a 66 anni.
Ci sarà poi un sistema flessibile per l’uscita dal lavoro con incentivi per chi lo farà più tardi e penalizzazioni per chi lo farà prima. Per le donne la “forchetta” sarà tra i 62 e i 70 anni, mentre per gli uomini sarà tra i 66 e i 70 anni. Sempre dall’anno prossimo, come ampiamente previsto, ci sarà il passaggio al sistema contributivo per tutti i lavoratori, compresi quindi quelli che ancora godevano del sistema retributivo dopo la riforma Dini del 1996. Per loro il sistema contributivo sarà pro-rata, quindi conterà solamente dal 2012 fino alla data di pensionamento, mentre per gli anni precedenti il conteggio sarà basato sul sistema retributivo.
Ci saranno dei cambiamenti anche per quel che riguarda le pensioni di anzianità, che cambiano nome. Si chiameranno pensioni anticipate. Non ci sarà un sistema quote (si era parlato nei giorni scorsi di “quota 100”, cifra che si doveva raggiungere sommando l’età anagrafica con gli anni di contributi versati), ma già dal 2012 non basteranno più 40 anni di contributi.
Dal 2012 ci vorranno infatti 42 anni e un mese di contributi (41 anni e un mese per le donne), che diventeranno 42 anni e due mesi (41 anni e due mesi per le donne) nel 2013 e 42 anni e tre mesi (41 anni e tre mesi per le donne) nel 2014. Per chi andrà in pensione anticipata prima dei 63 anni, ci sarà una penalizzazione del 3% per ogni anno mancante ai 63.
Per i lavoratori autonomi, a tali requisiti bisognerà aggiungere sei mesi (tempo pari alla differenza che esisteva con la finestra mobile dei lavoratori dipendenti). Per i lavoratori autonomi ci sarà anche un aumento delle aliquote contributive.
Infine, ci sarà un provvedimento anche per chi in pensione c’è già. Per il 2012 e per il 2013 ci sarà infatti un blocco dell’adeguamento al tasso d’inflazione. Misura che non varrà per le pensioni minime (pari a 467,42 euro) e che sarà parziale per quelle di ammontare fino al doppio del minimo (cioè fino a 934,84 euro). Nel presentare questa misura, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si è bloccata quando ha pronunciato la parola “sacrificio” (venendo quasi alle lacrime per la commozione), spiegando che si è reso necessario dato che la riforma delle pensioni darà dei risparmi non negli anni immediatamente successivi alla sua introduzione.