«L’azienda fondata da mio padre opera nel settore dell’illuminazione pubblica e dal 1985 ha preso il nome di ComiLuce. In questi anni è cresciuta e si è diversificata molto, un po’ per rispondere al mercato e un po’ perché anch’io, lavorando in azienda da 13 anni, ho scelto di operare in nuovi ambiti. Proponiamo quindi non più solo prodotti per lilluminazione stradale, ma anche impianti con una funzione estetica e di arredo urbano». Michele Sabella, intervistato da IlSussidiario.net, racconta la storia della sua attività che oggi, in collaborazione con architetti e progettisti di fama internazionale, presenta anche prodotti artistici e innovativi.
A che tipo di aziende vi rivolgete?
Il nostro cliente finale è sempre l’ente pubblico, però la vendita avviene tramite operatori privati che possono essere gli installatori locali, le imprese edili che svolgono lavori di urbanizzazione o stradali oppure, com’è capitato negli ultimi anni, anche operatori immobiliari che realizzano opere di urbanizzazione sul territorio in cui operano.
Che tipo di servizi offrite?
Da una parte ci occupiamo della commercializzazione di componenti legati alla manutenzione, mentre dall’altra offriamo un servizio di assistenza alla progettazione e di inserimento dei prodotti di arredo urbano e di illuminazione. Quindi il nostro lavoro consiste sia nella promozione a tappeto dei nostri prodotti, sia nell’assistenza in fase di scelta e progettazione dei vari elementi della scenografia urbana.
Ci può fare qualche esempio?
Abbiamo venduto molto materiale destinato alla manutenzione delle gallerie lombarde, quindi le lampade e la componentistica che sta all’interno dei corpi illuminanti. Abbiamo anche lavorato su impianti molto prestigiosi, come quelli di Via della Spiga e altre vie del quadrilatero della moda milanese, sulla base del progetto dell’architetto Castiglioni, che nell’ambito della luce è un nome molto importante. Siamo una realtà piccola, ma abbiamo la fortuna e il piacere di lavorare su progetti piuttosto prestigiosi. Anche a Roma ci siamo occupati del cortile della Basilica di San Paolo, la quarta Porta Santa del Giubileo del 2000.
Quindi non operate solo a Milano?
Operiamo in tutta Italia principalmente attraverso dei collaboratori di zona, che possono essere agenti o promotori. I clienti più importanti li seguiamo invece personalmente, attraverso un rapporto diretto proprio perché le nostre dimensioni ci consentono di avere una particolare cura del cliente.
Qual’è il problema principale che la sua impresa deve affrontare a Milano?
La città sta subendo una grandissima trasformazione e ci sono spesso progetti molto grandi in cui per un’azienda come la nostra c’è veramente poco spazio. Anche se fortunatamente la particolarità dei prodotti che offriamo permette di farci notare.
Si spieghi.
I pali per l’illuminazione in legno lamellare che, in un momento come questo in cui si parla molto di salvaguardia per l’ambiente, danno anche un segnale forte di quella che è la caratteristica del progetto, cioè illuminare pensando al verde e anche alla riqualificazione di un territorio. È sempre più necessario farsi avanti con prodotti che non abbiano solo una funzionalità tecnica ma anche un significato estetico e che possano per questo essere più facilmente introdotti in un progetto più ampio. Abbiamo anche condotto con l’azienda partner uno studio sull’impatto ambientale di questi pali, grazie al quale siamo in grado di calcolare l’emissione di CO2 dall’estrazione della materia prima fino allo smaltimento, “dalla culla alla tomba”.
Cosa offre invece di positivo la città?
Uno dei vantaggi è la ricchezza di imprenditori presenti sul territorio, che spesso si confrontano e interagiscono offrendo così l’opportunità di conoscersi anche tra settori diversi, dove spesso i problemi quotidiani sono gli stessi, come quello della liquidità. Vedere come altri imprenditori hanno affrontato questo momento di difficoltà è stato di grande insegnamento.
Voi come avete reagito?
Abbiamo sempre creduto che sono proprio i momenti difficili a stimolare la creatività e a spingere a non restare fermi, infatti per esempio due mesi fa abbiamo assunto una nuova persona. Inoltre, per risparmiare qualcosa, abbiamo preso in gestione diretta il nostro magazzino per la logistica delle merci, che prima era affidato a una società esterna, dove facciamo anche delle lavorazioni sui corpi illuminanti, da poco affidate a una cooperativa sociale di Buccinasco.
Come mai?
Sia per motivi di conoscenza diretta che per vicinanza geografica. Credo che ogni attività imprenditoriale abbia una responsabilità sociale per quello che fa, quindi nel nostro piccolo il fatto di contribuire a dare maggiori possibilità di reinserimento lavorativo a delle realtà meno fortunate può rappresentare una ricchezza per tutti.
(Claudio Perlini)