Li vedi e in realtà non li vedi. Intere pareti composte da specchi, senza soluzione di continuità, nessuna fessura a segnarne la discontinuità fra di loro. È la particolarissima pellicola specchiante prodotta da Specchiopiuma, azienda con sede di Aprilia, alle porte di Latina.
Vengono montati su particolari supporti flessibili, restituendo giochi di immagini che contribuiscono a creare nuovi spazi, a incrociare immagini, a crearne di nuove, distorte, suggestive. Creano non luoghi, profondità di campo che in realtà non esistono, spazi da esplorare che non ci sono. «Ci contattarono per allestire le scenografie del ritorno di Raffaella Carrà in televisione. Quello di “Carramba che sorpresa!” non era uno studio grande come ve lo siete immaginato voi guardando la tv. Erano i nostri specchi a dare quel tipo di effetto. Ma se vi guardate qualche registrazione, difficilmente lo noterete».
Un business particolarissimo, messo in piedi da Paolo Severi e dal suo socio, che, tra mille difficoltà, sono riusciti a guadagnarsi una certa visibilità e il rispetto della concorrenza. Oggi fatturano più di mezzo milione d’euro l’anno. Tra i clienti il mercato che ruota all’alta architettura e gli allestimenti fierstici di mezza Europa, ma anche istituzioni e marchi prestigiosi, dalla Scala di Milano alla Ferrari, passando per le sfilate di Armani.
Non si fanno pubblicità, non servirebbe. «Il nostro è un settore estremamente particolare, ci facciamo conoscere tramite il passaparola tra gli addetti ai lavori. L’Ente spaziale europeo o l’azienda di design che vuole coinvolgerci nell’allestimento del suo padiglione alla fiera di Milano non ci contattano di certo perché vedono una pubblicità su un giornale».
Il segreto di Specchiopiuma è quello di fare rete: «Abbiamo rapporti di collaborazione fissa con quattro altre società, spiega Severi, e gestiamo i rapporti con un’altra decina di aziende, che coinvolgiamo di volta in volta nei nostri progetti a seconda della necessità». Impostazione che è sì una precisa scelta di convenienza aziendale, ma non si limita a questo: «A me piace un approccio compartecipato al mondo delle imprese – spiega Severi – tenere da conto il valore umano delle persone, ragionare in una vera e propria ottica sussidiaria».
Alla faccia di chi, come il presidente della Bnl, Luigi Abete, criticava il sistema produttivo del Lazio.
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Troppe piccole imprese, diceva Abete, buone per il nostro mercato, ma all’estero non sono competitive. Non diteglielo a quelli di Specchiopiuma, che sono in due, vendono in numerosissimi mercati di Paesi europei e, rimboccandosi le maniche e lavorando alacremente, sono riusciti a mettere in piedi un business invidiabile.
Poi, come in tutte le cose, serve un po’ di fortuna. «Ci sono stati alcuni anni che non sono andati benissimo. Funziona così: arriva un creativo, si innamora del progetto, lo prova, e se funziona ci commissiona un lavoro. Ecco, il nostro exploit è stato quando Gianni Boncompagni ha conosciuto il prodotto, ci ha fatto fare una prova con Chiambretti, e lo ha lanciato con la Carrà».
Ci vuole talento per un lavoro che è un misto tra tecnologia, artigianato e creatività. A quelli di Specciopiuma pare non manchi: «In questi ultimi mesi da un lato siamo impegnati a consolidare i risultati raggiunti, dall’altro stiamo iniziando ad espanderci all’estero». Con una manovra a tenaglia nei confronti dei principali competitors internazionali, che lavorano principalmente il Francia e in Germania: «Stiamo iniziando a muoverci in Spagna e Inghilterra, ma anche in Slovenia, Repubblica Ceca e Romania». Chi atterra all’aeroporto di Istanbul, si guardi in giro: troverà i loro specchi.