Puntare sul lusso in tempi di crisi. Un azzardo. Tanto più se a rischiarsela non è un imprenditore facoltoso, con le spalle coperte, ma tre giovani sorelle. Margherita, Francesca, e Giulia, invece, ce l’hanno fatta. In questi giorni stanno esponendo le loro creazioni ad AF-Artigiano in Fiera: capi d’abbigliamento d’eccellenza, realizzati con gli scarti dell’industria del lusso. Un’idea originale che ha consentito loro di dar vita, a Milano, all’atelier Paglia. E’ proprio Margherita a illustrarci le singolari caratteristiche dell’attività che conduce assieme alle sue sorelle.
Come vi è venuta l’idea?
E’ nata dal desiderio di creare (Francesca, la più grande, aveva iniziato da tempo, contestualmente al suo lavoro, a realizzare dei sandali) e di dar vita a un’attività insieme; e dal renderci conto che esistevano delle possibilità concrete e che, tra la gente, fosse presente un’esigenza ben precisa: poter indossare capi ben fatti, curati nei minimi particolari, confezionati con ottimi tessuti e con prezzi abbordabili.
Da cosa avete capito che c’erano possibilità concrete?
Io, lavorando per un’azienda che realizza tessuti per il lusso, ho scoperto che il settore produce parecchio scarto, ancora pienamente utilizzabile. Abbiamo capito che potevamo recuperare decine di metri di tessuto pregiato per confezionare capi d’eccellenza.
Prima di iniziare questa attività, quindi, avevate un altro lavoro?
Sì. Francesca faceva l’architetto, io la designer per alcune società; Giulia, che è graphic designer, ai tempi studiava.
Perché lei e Francesca avete lasciato il certo per l’incerto?
I nostri lavori, effettivamente, ci piacevano e ci regalavano delle soddisfazioni. Tuttavia, il desiderio di lavorare insieme, e la passione per la nostra idea, hanno prevalso.
Quindi, avete deciso di mollare i vostri precedenti impieghi
Inizialmente, ovviamente li abbiamo mantenuti. Lavoravamo i pezzi di scarto in parallelo. Col tempo, abbiamo visto che la cosa funzionava. Stavamo rispondendo, effettivamente, al desiderio delle nostre clienti, e, pian piano, siamo riuscite ad ampliare la collezione. Che, attualmente, comprende pantaloni, magliette, camicie, coprispalla, accessori, foulard, e bigiotteria.
Vi occupate voi di tutto?
La creazione della collezione è un progetto che realizziamo insieme. Io porto avanti la modellistica e, nella fase di produzione, intervengo sul taglio. A quel punto, una piccola impresa di artigiani lombardi, si occupa di confezionare il tutto.
Quanti prodotti realizzate al mese?
Circa 30-40.
In linea di massima, che prezzi fate?
Ci siamo attestate su una fascia media: i pantaloni li vendiamo attorno ai 100 euro, le camicie attorno ai 50. Il capo più costoso che abbiamo è un cappotto rifinito in seta, e costa 290 euro.
Dove esponete le vostre creazioni?
Abbiamo uno showroom, in via Bartolini, a Milano, aperto al pubblico una volta al mese o su appuntamento; e ci ospitano dei negozi esterni.
Come intercettate i vostri clienti?
Attraverso le fiere. Ne facciamo tantissime.
Riuscite a resistere, nonostante la crisi?
Probabilmente, è stato proprio l’aver risposto ad una necessità emersa con la crisi che ci ha consentito di dar vita a un’impresa che funziona. La nostra azienda è molto piccola, ma, per il momento, ci sta regalando grandi soddisfazioni. E ci sta dando da vivere. Sul medio periodo, abbiamo anche intenzione di espanderci, di approdare, magari, anche sui mercati stranieri.
(Paolo Nessi)