La Lazio è fuori dall’Europa League, verdetto amaro ancor più se si considera come è maturato. A Sofia la sfida di ritorno dei sedicesimi di finale finisce 3-3, risultato che qualifica il Ludogorets in virtù dello 0-1 dell’Olimpico. Per due volte la Lazio è stata in vantaggio ed altrettante è stata raggiunta, in particolare sul definitivo 3-3 all’89’ minuto. A segno per i biancoelesti Keita, Perea e Klose, per i bulgari invece in gol Bezjak, Zlatinski con complicità (di Marchetti) e sospetto (arbitrale) e infine Juninho Quixada a pochi secondi dal 90′.
Gara un pò spigolosa nel suo susseguirsi di azioni ma sempre viva, giocata con la giusta mentalità da entrambe le squadre. Il primo tempo si è aperto col botto e sviluppato su binari più tattici e schemi bloccati, nella ripresa è successo praticamente di tutto: squadre più stanche, spazi più larghi in campo e tanti gol, con la qualificazione in bilico fino alla fine.
La qualificazione alza il voto della squadra bulgara che si è fatta sorprendere alla prima occasione, e ha mostrato una difesa più distratta e vulnerabile rispetto all’andata, subendo il terzo gol in situazione di vantaggio. Al Ludogorets va però dato atto di averci creduto sempre, sia sullo 0-2 che soprattutto dopo la mazzata di Klose, notevole a livello psicologico.
Col senno di poi aumentano i rimpianti per la partita di andata, che ha vanificato un ritorno da tre gol in trasferta. A Sofia la Lazio ha giocato bene, passando in vantaggio dopo pochissimi secondi come nelle più rosee previsioni. Nel prosieguo del primo tempo i biancocelesti si sono coperti bene senza concedere varchi all’attacco bulgaro; peggio nella ripresa quando le maglie difensive si sono un pò allargate, anche dopo il raddoppio di Perea la squadra è parsa più bloccata e vittima della stanchezza. Notevole la reazione che ha portato al terzo gol di Klose, sfortunato il black-out che, sommato all’altro episodio contro (gol di Zlatinski: dentro o fuori?), ha portato all’eliminazione.
La sua direzione non lascia spazio ai dubbi; il gol di Zlatinski è un’idea dell’arbitro di porta: lui si fida e i replay, che non fugano l’incertezza, potrebbero anche dagli ragione.
Il primo tempo di Ludogorets-Lazio si chiude sul punteggio di 1-0 per i biancocelesti. Vantaggio lampo della Lazio che in un amen dal calcio d’inizio ristabilisce la parità di punteggio: strappo di Keità che salta Caiçara (voto 5) sulla fascia sinistra, si accentra ed entra in area, poi si allunga la palla ma il rimpallo con il portiere Stoyanov (voto 5,5), impeccabile all’andata, lo premia dirottando la palla in fondo al sacco. L’arbitro portoghese Benquerença (voto 6,5) valuta velocemente la situazione (presunta carica sull’estremo difensore) ma conferma il verdetto: è gol, Lazio sopra dopo circa 20 secondi. I ragazzi di Reja avranno un altro paio di occasioni nel corso della prima frazione, entrambe con Candreva (voto 6,5); la prima attorno al 10′, quando un cross di Keita pesca il taglio del numero 87 sul primo palo: colpo di testa e parata in due tempi di Stoyanov. La seconda direttamente su calcio di punizione, conquistato al limite dell’area dal solito Keita: collo esterno destro rasoterra di Candreva e conclusione che muore sul fondo, un pò strozzata. Per il Ludogorets ottima chance con Marcelinho, che verso il quarto d’ora impatta al volo un cross dalla fascia destra: palla fuori di poco con Marchetti (voto 6,5) di sale. Ci ha provato anche Bezjak (voto 6), match-winner all’andata, con una rovesciata spettacolare su cross dalla sinistra impennato da Biava (voto 6,5): bravo Marchetti ad arretrare per bloccare il tiro. Migliore in campo Ludogorets: Marcelinho 6,5 Non sempre efficace ma è il giocatore più pericoloso, perlomeno in potenza: accelera centralmente, distribuisce sulle fasce e sfiora il gol al volo. Peggiore in campo Ludogorets: Zlatinski 5 Tanto si era trovato bene negli spazi dell’andata, tanto va in difficoltà per adesso, con la Lazio ben schierata a difesa della propria trequarti: non trova varchi di passaggio. Deludente anche l’ala olandese Misidjian (voto 5) Migliore in campo Lazio: Keita 7 Protagonista in tutte le azioni pericolose della Lazio, a cominciare dal gol-lampo. Peggiore in campo Lazio: Perea 5 Per ora gli passano davvero poco di commestibile.
Ludogorets Razgrad
Saracinesca all’andata, più incerto al ritorno: uscita debole contro Keita.
Soffre molto difensivamente e non riesce ad attaccare con efficacia.
Pulisce l’area con discreta puntualità ma libera Perea in occasione dello 0-2 dall’84’J.QUIXADA 7 L’uomo qualificazione: ci crede e in un tocco solo beffa Konko, Marchetti e tutta la Lazio.
Bracca Perea concedendogli il minimo sindacale, nella ripresa montagne russe anche per lui. Conclude lanciando in gol Quixada.
Non riesce a spingere come all’andata: la Lazio si copre di più e meglio, lui aiuta meno l’attacco e l’azione ne risente.
Non riesce a farsi sentire a centrocampo, resta perlopiù ai margini dei fraseggi e sbatte sulla maggiore sostanza di Onazi e Biglia.
A Roma era piaciuto, come metà più fisica della coppia con Dyakov; oggi deve far girare la squadra e non ci riesce molto, ma trova un gol tanto strano quanto importante.
Davvero poco sa segnalare, partita priva di spunti rilevanti dal 65’LUMU 6 Maggior concretezza rispetto al predecessore, accentrandosi riesce a penetrare in area ed impensierisce la difesa.
Nel primo tempo è il più incisivo, forse l’unico dei suoi a creare un minimo di scompiglio (sfiora anche il gol al volo). Nella ripresa cala dal 77’PLATINI 6 Con lui in campo scoppia il finimondo: il suo nome avrà ispirato gli dei del pallone.
Una certezza: accelera, punta l’uomo, perde palla. Oppure la passa indietro: ha deluso le aspettative.
Il vero trascinatore del Ludogorets, un tipo tosto che sa lottar di fisico e soprattutto ritagliarsi le conclusioni in spazi stretti.
All.STOEV 6,5 Il Ludogorets non gioca bene come all’andata ma passa credendoci sino all’ultimo e nonostante tutto.
(Carlo Necchi)
Lazio
Due mezze indecisioni che scandiscono altrettanti gol subiti: dispiace anche perché era al rientro.
Gara di grande accortezza spezzata dall’errore sull’ultimo gol: non va sulla palla ma prova a usare il fisico, gli va male.
Coi suoi modi si fa valere anche se Bezjak disturba più Biava: lui presidia con successo gli accessi secondari.
Tra lui e Bezjak storie tese e sfida all’ultimo sangue: lo anticipa a lungo poi gli lascia più spazi, alla fine non è lui che sbaglia.
Accompagna l’azione ma pensa più a non scoprire la zona, tanto basta per imbavagliare Alexandrov.
Calma e gesso: ragiona con la palla ma si muove bene anche senza, come dimostra la zuccata da cui il 2-3.
Azzecca due lanci da manuale e a momenti son due gol (ne scappa uno). Questo nel finale: prima coordina bene le operazioni tra i reparti.
Non brillante ma molto utile, muovendosi a sostegno dei compagni; innesca il raddoppio con una percussione centrale conclusa dal bell’assist per Perea.
Si muove bene sino all’area dove però diventa meno efficace del solito: spreca un paio di occasioni in cui poteva fare meglio dal 64’LULIC 5,5 Entra in una fase di stanca generale, fa pressing ma nei fatti contribuisce meno, la squadra non riesce a cavalcarlo.
Ha un regalo e lo scarta: un’occasione un gol come i grandi bomber. Segnale confortante dal 71’KLOSE 6,5 All’infermo e ritorno: si mangia un gol di testa ma non fallisce poco dopo.
Primo tempo da spauracchio, secondo più fumoso anche per la stanchezza dall’84’A.GONZALEZ s.v.
(Carlo Necchi)