Un team di ricerca dell’Università della Pennsylvania e dell’Università canadese di Saskatchewan ha sviluppato un vaccino universale a mRNA contro l’influenza. I risultati dello studio, come riportato da Il Fatto Quotidiano, sono stati pubblicati sulla rivista Science e sono piuttosto promettenti. I test effettuati su furetti e topolini hanno evidenziato che le cavie dopo la somministrazione hanno protette per almeno quattro mesi dalle manifestazioni più gravi dell’infezione.
Il siero contiene tutti i 20 sottotipi noti di virus influenzali A e B. Ciò significa che, nel caso in cui venga approvato, i pazienti vaccinati saranno protetti contro tutti i ceppi conosciuti, anche quelli non in circolazione. A differenza di quanto avviene col vaccino stagionale, che si basa esclusivamente sul ceppo che le autorità di salute pubblica ritengono possa diventare dominante durante l’inverno. La natura altamente variabile dei virus influenzali potrebbe dunque essere finalmente aggirata.
Vaccino universale a mRNA contro influenza: i benefici
I benefici derivanti dalla somministrazione del vaccino universale a mRNA contro l’influenza, se quest’ultimo dovesse rivelarsi sicuro ed efficace anche sull’uomo, sarebbero innumerevoli. Secondo i report dell’Istituto superiore di sanità, infatti, ogni anno si contano da 250 a 500mila decessi in tutto il mondo per virus influenzali.
La sfida è per questo motivo avvincente. “Nei tentativi precedenti di ottenere una formulazione in grado di proteggere l’organismo da diversi ceppi influenzali sono stati selezionati dei sottogruppi di antigeni condivisi tra i vari agenti patogeni. Il nostro approccio prevede invece l’implementazione di tutti gli antigeni specifici per ogni sottotipo di influenza conosciuto”, hanno scritto gli scienziati. La strada è però lunga. “Restano ancora diversi interrogativi in merito alla regolamentazione e al percorso di approvazione di un vaccino progettato per contrastare i virus dal potenziale pandemico ma che non sono ancora in circolazione. Speriamo che il nostro lavoro possa rappresentare una base”.