Da una parte l’Unione Europea, come riportato da Bloomberg, prepara un piano a lungo termine per supportare l’Ucraina con forniture militari e addestramento del personale, con l’accordo Italia-Germania basato sulla Difesa che va in questa direzione. Dall’altra, secondo quanto rivelato da NBC News, ci sarebbero stati incontri tra funzionari americani ed europei, nel corso del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, in cui si è cominciata a valutare la possibilità di mettere nero su bianco un piano di pace da sottoporre alla Russia per una trattativa. In mezzo ci sono le dichiarazioni di Putin che al G20 ha dichiarato la necessità di trovare una soluzione per mettere fine alla tragedia della guerra.
Il supporto militare da parte della UE, spiega Giuseppe Morabito, generale dell’esercito con al suo attivo diverse missioni all’estero, fondatore dell’Igsda e membro del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation, non potrà comunque sostituire né in tutto né in una parte consistente quello degli Usa. Se gli americani dovessero sfilarsi, insomma, per Kiev la situazione diventerebbe molto difficile. L’opzione diplomatica rimane comunque sul tavolo, gli ucraini potrebbero prenderla in considerazione: le risorse umane per far fronte alla guerra non sembrano sufficienti, l’età media dell’esercito si sta alzando e si rischia di perdere un’intera generazione di giovani. Per avviare una trattativa, comunque, rimane un problema da risolvere: la considerazione di Putin come criminale di guerra in quanto colpito da un mandato della Corte penale internazionale.
Generale, la UE vuole garantire un supporto militare adeguato all’Ucraina e per questo sta approntando un piano. Potrebbe prendere il posto degli Usa se dovessero diminuire il loro impegno per Kiev?
L’Europa non ha le potenzialità per sostituirsi agli Stati Uniti per quanto riguarda il supporto militare. Se dovessero mancare gli aiuti degli Usa la situazione sul campo, che già è a sfavore dell’Ucraina, peggiorerebbe notevolmente.
Non potrebbe sostituirsi nemmeno in parte, facendo aumentare il contributo europeo al posto di quello americano?
L’Europa potrebbe impegnarsi a compensare un’eventuale diminuzione del supporto Usa, ma non ha la capacità di compensarla in modo totale. Non ha la potenzialità industriale per farlo, a meno che compri dagli Stati Uniti materiale da inviare in Ucraina. Operazione un po’ complessa, ma possibile. Il supporto europeo può essere economico, ma su quello militare ho dei grossi dubbi: l’industria bellica è stata ridotta di molto e la riconversione industriale è costosa.
Intanto, però, Putin ha dichiarato in modo abbastanza netto che la guerra ucraina è una tragedia e che bisognerebbe farla finire. Che senso hanno le sue dichiarazioni?
Putin ha aperto alla possibilità di una trattativa e di un accordo di pace secondo le sue richieste, bisogna vedere come verrà considerata dagli Stati europei e se l’Ucraina vorrà andare a trattare. Per fare la pace c’è bisogno di due nemici, non è facile metterli d’accordo. Putin ora è in una posizione di forza e l’Ucraina è in una evidente crisi sul campo.
La UE sta cercando di approntare un piano per armare con continuità l’Ucraina, ma nello stesso tempo cerca di individuare, insieme ad americani e ucraini, quali potrebbero essere gli elementi di un accordo di pace come base di discussione con i russi. Una iniziativa rivelata dai media americani. Quello europeo è un comportamento contraddittorio?
Bisogna vedere quali sono i punti sui quali accetta di trattare l’Ucraina, se Kiev è disposta a cedere qualcosa. Zelensky deve tenere conto degli equilibri interni, se accetta di trattare nega quello che ha detto finora, cioè che bisogna continuare a combattere. Un piano di pace che dia ragione alla Russia significherebbe ammettere che ha avuto il sopravvento. E poi c’è da risolvere il problema che Putin è considerato un criminale di guerra, contro di lui c’è un mandato internazionale. Come ci si confronta con questa situazione? Si ritirano le accuse? Lo schieramento pro-Putin si è allargato: la Russia non è stata abbandonata dai Paesi che la sostenevano. Anzi, ha ottenuto il sostegno di altri Paesi che si sono schierati con lei, come quelli dei BRICS. Tutti punti delicatissimi, che vanno affrontati per bene.
Se fosse al posto di Zelensky, vista la situazione, penserebbe a un accordo di pace o continuerebbe a dire che bisogna combattere?
Per come sono messi gli ucraini e per l’età media dei soldati, che sta salendo, comincerei a pensare a un accordo di pace che sia una via di uscita dignitosa. La situazione interna dal punto di vista umano sta diventando insostenibile. Si rischia la cancellazione di un’intera generazione. E gli uomini che sopravviveranno alla guerra avranno a che fare con uno stress mentale e fisico non indifferente, perché hanno combattuto per circa due anni.
Ma qual è la vera posizione dell’Unione Europea: pensa più al piano per supportare militarmente l’Ucraina o a preparare una trattativa per una soluzione diplomatica?
La posizione della UE è di sostenere l’Ucraina il più possibile per rivendicare la democrazia. Anche perché presentarsi alle elezioni dell’anno prossimo dopo aver abbandonato Kiev, e aver speso molti soldi per restare al suo fianco, significherebbe non avere il supporto dell’opinione pubblica e dare modo all’opposizione di avanzare delle critiche: occorre proseguire il contenimento dell’aggressione russa.
Ma la UE pensa contemporaneamente pure a un accordo di pace?
Certo, un accordo dignitoso. Ci si pensa perché la pace fa ripartire l’economia. I soldi che vengono spesi per la guerra verranno spesi per la ricostruzione. Trovare un’intesa ragionevole potrebbe essere a sua volta un risultato importante da far pesare nella tornata elettorale, vorrebbe dire aver ottenuto la pacificazione dell’area.
(Paolo Rossetti
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