C’è anche Achille Lauro, tra gli ospiti della prima delle due puntate de La musica che gira intorno, il nuovo programma condotto da Fiorella Mannoia in onda a partire da oggi, 15 gennaio, in prima serata su Rai1. Il rapper – figura ambigua e controversa non solo del mondo della musica, ma dell’intero spettacolo italiano – ha da poco fatto uscire il suo nuovo singolo, Bvlgari Black Swing, secondo estratto di 1920 Achille Lauro & The Untouchable Band dopo Jingle Bell Rock, cantata in duetto con Annalisa. L’annuncio è arrivato il giorno dell’Epifania direttamente sui suoi profili social, con grande sorpresa di quanti lo seguono e che non si aspettavano una mossa commerciale del genere. Dopo il brano ‘natalizio’, infatti, si presumeva che Lauro avesse già dato. E – invece – nel giro di pochi giorni, ha pubblicato due videoclip, in cui compare – in entrambi i casi – con altri volti pop della scena attuale.
Il nuovo singolo di Achille Lauro
Abbiamo accennato ad Annalisa; in quest’ultimo caso, per contro, Achille Lauro ha scelto di chiamare a raccolta due ‘maestri’ che per certi versi gli sono più affini, Izi e Gemitaiz, con cui ha riproposto in chiave swing uno dei brani del suo repertorio. La cui prima versione s’intitolava semplicemente Bvlgari e – ricordiamo – faceva parte del suo album del 2018 Pour l’amour. Inoltre, tra i suoi progetti per questo periodo, c’è la partecipazione come ospite fisso a Sanremo 2021, un’altra delle notizie che ha sconvolto il pubblico per via delle incancellabili dispute intorno al suo personaggio.
Achille Lauro si racconta
In un’intervista rilasciata il 26 dicembre al Corriere della Sera, Achille Lauro ha parlato a lungo di sé e del già citato ‘personaggio’ che – in questi anni – ha saputo costruirsi. La premessa è: “Non mi è mai mancato nulla. Mio padre si chiama Nicola De Marinis, è stato professore universitario e avvocato, ha scritto quattro libri, per meriti insigni è diventato consigliere della Corte di Cassazione. Nonno Federico era prefetto di Perugia, l’altro nonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale: si chiamava Archimede Lauro Zambon. Sono nato a Verona perché lì abitava la famiglia di mia mamma, Cristina, originaria di Rovigo, ma sono cresciuto a Roma”. Poi, però, in famiglia c’è stata una crisi, e lui è andato a vivere in una comune alla periferia della capitale.
Quando affronta l’argomento, lo scopriamo inaspettatamente moralista: “Nelle periferie la droga esiste. Far finta che non esista è più sbagliato che parlarne. È una piaga sociale che non va nascosta: ne va dato un giudizio negativo. Non posso dire che queste cose non le ho mai viste; al contrario, le conosco, e cerco di aiutare le persone a non distruggere la loro vita. Vengono a intervistarmi e poi scrivono ‘Lauro spaccia’, al presente, ‘Lauro ruba’, al presente. Sono cresciuto in un ambiente difficile, in mezzo a persone problematiche. Ma Sanremo è il frutto di quindici anni di impegno. Se avessi buttato il tempo in queste sciocchezze non sarei qui. Canto per dire ai ragazzi di non sprecare il loro tempo: prima capisci quello che vuoi fare, prima arrivi al successo. E il successo non è la fama; è la riuscita del proprio percorso”.