Mario Cerciello Rega sarebbe stato definito un buonista da chi ieri ha finto di piangere la sua morte. Il carabiniere ucciso a Roma aiutava infatti quegli “ultimi” contro cui si abbatte quotidianamente l’odio social. Ora che però c’è la confessione di un americano, e che si può quindi escludere che sia stato ucciso da due nordafricani, cambia la narrazione della tragedia. Non a caso Renato Farina sulle nostre pagine si chiede “perché pensiamo tutti all’omicida e non al martirio di Cerciello”. Se lo chiede anche Amedeo Grieco, che è abituato a far ridere nel duo Pio e Amedeo. Stavolta però si concede una riflessione su Instagram, quella che ogni persona dotata di buonsenso sta facendo. «Parecchia gente è più dispiaciuta che quei due non siano africani piuttosto che per la morte di quel povero cristo di Mario… La gente non sta bene», ha scritto il comico. No, Amedeo, la gente non sta affatto bene. Non se la tragedia umana di una famiglia nata da 43 giorni e poi distrutta a coltellate diventa pretesto per l’ennesima ondata di odio sociale nei confronti dello straniero.

AMEDEO GRIECO E LO SFOGO SUL CARABINIERE UCCISO

Amedeo Grieco giustamente lancia un suggerimento al popolo social. «Invece di tifare bisognerebbe fermarsi un po’ a pensare, magari a quanto faccia male la morte di un ragazzo, un mio coetaneo, innocente». Non c’è nulla di cui essere felici nella tragica vicenda di Mario Cerciello Rega. E il comico del duo Pio e Amedeo lo chiarisce anche invertendo il focus della riflessione: «Lo stesso vale per quelli entusiasti del fatto quei 2 siano americani e bianchi…». E questo per una ragione molto semplice. Il colore della pelle degli assassini non fa tornare in vita il carabiniere né incide sulla gravità del gesto. «D’accordo con te!», commenta Claudio MarchisioE allora come si può “godere” del fatto che gli assassini siano o meno africani? Perché l’assassinio di un carabiniere deve trasformarsi nell’ennesima occasione per parlare di immigrazione, se questa non c’entra affatto? E alla fine la morte di un innocente passa in secondo piano, ancora una volta.