Antonella Ruggiero si è raccontata sulle pagine del quotidiano Avvenire dopo il suo recente concerto di chiusura dell’evento “In cammino – Abbazie d’Europa”, presso la Certosa di San Lorenzo, a Padula. Un luogo, spiega, che “ti conduce a suggestioni che vanno al di là della stessa musica. Osservi quello che hai intorno e sai che la storia fortunatamente per noi ha ancora un valore immenso e possiamo goderne quanto vogliamo, a differenza di tanti luoghi disintegrati dalle bombe e dalla follia”.

Nel corso della sua carriera, d’altro canto, Antonella Ruggiero ricorda di aver anche eseguito concerti presso il “carcere femminile di Milano e quello di Genova”, luoghi che l’hanno trasportata in “una dimensione unica, perché sai che tu alla fine dell’esecuzione te ne andrai e quelle persone no, anche se in qualche maniera ricevono da te un momento di libertà mentale“. Luoghi, spiega, “dove non puoi rimanere indifferente” e dove Antonella Ruggiero cerca di proporre un repertorio lontano “dai pezzi famosi” che ha prodotto e che finiscono per colpire soprattutto “i giovani, che vanno poi a cercarsi i brani ascoltati e così sanno che la musica non è soltanto quella che viene di solito offerta loro dai media“.

Antonella Ruggiero: “Appassionata alla musica sacra da quando ho 8 anni”

Nella sua intervista, inoltre, Antonella Ruggiero ci tiene anche a ricordare come e quando si è avvicinata alla musica sacra, che ha iniziato ad interpretare dopo i primi 19 anni di carriera con i Matia Bazar. “Un rapporto”, ricorda, “che ho avuto fin da piccola, quando ascoltavo musica in casa e, da figlia unica con due genitori amanti della musica bella, mi facevano ascoltare anche pezzi sacri”.

A otto anni, poi, racconta Antonella Ruggiero, “sono andata con mio nonno nella Chiesa di Santa Maria di Castello a Genova, nell’area medievale, dove ho sentito per la prima volta l’organo liturgico ed è stato per me uno choc positivo, poiché non avevo mai ascoltato suoni del genere e in un ambiente tale che non poteva non suscitarti un ricordo indelebile”. Nacque, così, la “familiarità con la musica sacra” che ha accompagnato la carriera di Antonella Ruggiero, che con Sacrarmonia mise nero su bianco. Negli anni, inoltre, ha avuto modo di comprendere come, grazie alla musica sacra, “le persone sono portate ad avvicinarsi al sacro anche se non sono credenti, perché la musica è forse l’unica cosa rimasta che abbia questo potere”.