Pechino 13 agosto 2008,


Comincia a sentirsi il clima gara. Elena Romagnolo, due volte record italiano quest’anno, è già entrata al Villaggio Olimpico e ha condensato le sue emozioni in un «Qui è stupendo». L’altro giorno siamo andati a vedere il campo del riscaldamento in una zona immensa attorno allo stadio. È stato impressionante vedere da vicino la dimensione delle attrezzature. Tutto è smisurato, dalle lunghissime fermate della metropolitana ai maxischermi.
Con Stefano Baldini è arrivato tutto il gruppo dell’atletica italiana, cioè quelli che faranno le gare nella seconda parte dei Giochi. Piano piano gli atleti entrano nel Villaggio Olimpico. Domani assapora il clima olimpico anche Matteo Villani. La sensazione è che sia una gara completamente diversa dalle altre. La struttura dello stadio è particolare.
Sale la tensione con l’approssimarsi delle prove di atletica. In questi ultimi quattro anni abbiamo condiviso molto con gli atleti del mezzofondo e con i loro allenatori, dai momenti positivi a quelli negativi. Il percorso non è sempre stato in discesa: si pensi, solo per citare due casi, che Elena Romagnolo nella gara di Coppa Europa era andata male, Matteo Villani ha raggiunto il minimo olimpico all’ultima prova e all’ultima ora possibile. Tutti hanno fatto un percorso tecnico e di vita per arrivare nel migliore dei modi a Pechino.  Fisicamente stanno bene, in allenamento abbiamo dovuto quasi frenarli, nessuno può dire cosa succederà nelle gare. Bisogna tenere in considerazione che per tutti i ragazzi è la prima esperienza a un’Olimpiade. Hanno partecipato, come la Romagnolo e la Weissteiner, a un Mondiale. Sono fiducioso perché ancor prima che come atleti credo al loro valore come persone. La Romagnolo, ad esempio, è l’immagine della semplicità, se ha un limite è solo quello di non avere sufficiente fiducia nei propri mezzi, che sono grandissimi. Questi ragazzi rappresentano delle scommesse. Pensiamo che qualcuno di loro possa andare in finale: non abbiamo sbandierato niente, ma se qualcuno vi riesce il risultato assume contorni enormi per loro, per i tecnici e per tutto quello che ci sta dietro. Siamo partiti da un punto zero e vediamo, dopo un percorso comune, dove riusciremo ad arrivare. L’intensità dei rapporti è alta. Anche a un livello agonistico esasperato come può essere un’Olimpiade entrano in gioco i rapporti umani e personali.
Qui al Campo ci alleniamo vicino alla squadra cinese. I cinesi ogni volta che arrivano danno l’idea di un’armata rispetto a noi: siamo un po’ più naïf, insomma,  i “soliti” italiani.  Magari disordinati, ma con tanta passione. Siamo ancora isolati e quindi non ci rendiamo conto delle Olimpiadi se non  guardandola sui grandi schermi. Nelle televisioni fanno vedere solo le gare degli atleti cinesi, in metropolitana gli schermi ripropongono solo le loro gare. Come se ci fosse solo la Cina. Tra qualche giorno arriverà la squadra di calcio e, quindi, prevedo un assalto di tifosi. Al Campus non possono entrare i giornalisti, ci sentiamo anche per questo a una specie di raduno. Quando andiamo al supermarket sperimentiamo il contatto con le altre persone e con i tifosi. Il clima più emozionante sarà senza dubbio quello del Villaggio Olimpico. Mi accorgo che siamo seguiti in Italia anche dall’agitazione di mia moglie. All’aeroporto in molti hanno manifestato una sorta di vicinanza e di affetto, attribuendoci il ruolo di ambasciatori sportivi di un’intera nazione. L’attenzione è stata enorme.
La cosa bella delle Olimpiadi è che ti ritrovi a condividere il tempo con le medaglie d’oro e ti accorgi che sono persone completamente uguali. A colazione Maddaloni mi ha raccontato la sua storia e la storia del padre che ha fatto una palestra di judo a Napoli dove raccoglie 600 ragazzini di strada. Maddaloni è stato sconfitto, ha riconosciuto la superiorità degli avversari e ha anticipato il ritorno alla vita normale per dedicarsi allo sport come possibilità di riscatto sociale o comunque di un qualcosa di diverso rispetto a quello che può offrire la periferia di Napoli. In questo si è confermato campione in spirito olimpico, e non solo della sua categoria. Uno così è un vincente. Anche queste sono emozioni olimpiche.
 
Silvano Danzi



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