Come ha vissuto le Olimpiadi?
Per me è stato un periodo di viaggi, quindi le ho seguite soprattutto alla radio. Mi hanno emozionato e affascinato, ma ho notato una curiosa contraddizione. Sentendo i telecronisti del servizio pubblico, tutte le volte che si trattava di uno sport dove il risultato viene stabilito da una giuria, i nostri atleti erano dati come sicuri sul podio. Poi, una volta uscito il verdetto, gli azzurri erano sempre giù dal podio. Ora, o il nostro servizio pubblico è pessimo, cosa a cui non credo, o c’è qualcos’altro. Pur partendo dal presupposto che lo sport è disciplina e rispetto, e il giudizio degli arbitri va comunque accettato, questa volta qualcosa non è quadrato. Quasi come se all’olimpiade, più che di sport in senso stretto, si trattasse di geopolitica dello sport.
Come sono stati Giochi cinesi? Ci sono state parecchie polemiche.
Va detto che c’è sempre stato, in ogni Olimpiade, uno sguardo benevolo nei confronti del paese ospitante. Il clima durante i giochi è stato da regime. L’organizzazione è stata esemplare, ma l’accanimento con cui hanno perseguito il risultato rispecchia qualcosa di più, il clima era da regime. Io sono sempre stato contro la possibilità di fare i giochi in Cina. Si vedrà in futuro se questa sarà stata l’occasione per portare ai cinesi una prospettiva di libertà o se colpevolmente sia stata regalata una cassa di risonanza mondiale ad un paese che è antidemocratico.
Decisioni arbitrali discutibili a parte, l’Italia non è andata benissimo, dove stanno le colpe?
Non credo che ci si debba rivalere sull’organizzazione dello sport Italiano. C’è stato qualcosa che ha fattto sì che i giudici, in varie gare, fossero non tanto a favore della Cina quanto contro il nostro paese. Teniamo conto che nei primi giorni di gare siamo stati addirittura davanti a Germania e a Gran Bretagna, non solo alla Francia, c’era addirittura chi prospettava un record di medaglie.
In particolare abbiamo fallito negli sport di squadra, come se lo spiega?
Ricordo che nel discorso di apertura del periodo di presidenza Francese all’UE, Sarkozy aveva messo all’ordine del giorno la difesa della specificità dello sport. Infatti se la libertà di circolazione delle persone e dei lavoratori è un bene, nello sport ha favorito un eccessivo afflusso di atleti stranieri, il che, alla lunga, impoverisce i vivai: le squadre europee comprano giocatori dall’estero e trascurano i propri talenti. In Italia questa dinamica è evidente e sicuramente finisce per sulle squadre nazionali. Storicamente l’arrivo degli stranieri serve da stimolo per la crescita e la maturazione di un movimento sportivo: Radko Rudic in passato alla guida della nazionale di pallanuoto è un esempio virtuoso ma, quando si esagera, si preclude a molti giovani la libertà di fare sport e di crescere.