L’Italia, annichilita dal Brasile, termina nel peggiore dei modi la sua avventura alla Confederations Cup. Nessuna traccia visibile degli eroi di Berlino 2006. Ora non resta che guardare avanti e preparare il cammino per il Mondiale. Nell’immediato dopo partita, uno stizzito Marcello Lippi ha sentenziato che i giovani vanno inseriti con gradualità. Sì, il suo ragionamento non fa una grinza, bisogna però chiedersi quando ha intenzione di provarli. E’ fuori di dubbio che in alcuni ruoli (terzino destro, terzino sinistro, centrocampista e attaccante centrale) la nazionale sia piuttosto carente, non resta che sfruttare le potenzialità di alcune giovani leve. Il ct viareggino avrebbe fatto più bella figura a dire che i migliori, quelli che avrebbe voluto convocare, purtroppo erano impegnati con l’Under 21. Stiamo parlando dei vari Bocchetti, Criscito, Marchisio, Balotelli e Acquafresca. Di questi Marchisio e Balotelli hanno calcato anche il palcoscenico della Champions. Per non parlare di baby prodigio Santon o di Motta. Per fare un esempio contro il Brasile ha schierato titolare Dossena, che nel Liverpool ha visto molta panchina.
Lippi paga anche alcune sue prese di posizione come il no (ingiustificato viste le prestazioni in campionato del barese) ad Antonio Cassano. In questa Confederations Cup ha consegnato il centrocampo a due giocatori (Gattuso e Camoranesi) che hanno avuto lunghi infortuni durante la stagione, dimenticando a casa altri come D’Agostino dal rendimento eccellente. Manca una punta centrale, ma forse è ipotizzabile pensare anche a un’Italia disegnata in maniera diversa con una seconda punta (Rossi o Balotelli) accanto a una prima punta (Gilardino, Toni, Pazzini o Acquafresca). La Confederations Cup, come aveva sottolineato Cesare Maldini a ilsussidiario.net, era l’occasione giusta per provare qualche nuova soluzione, era il giusto palcoscenico per far accumulare l’esperienza necessaria. Un’opportunità, a questo punto, sfumata.
(Luciano Zanardini)