Calato il sipario sui Mondiali di nuoto di Roma, l’ex nuotatore Luca Sacchi, che ha seguito per la Rai e per Tuttosport con la consueta competenza e passione la rassegna continentale, sintetizza i passaggi cruciali di questa edizione dei Campionati del Mondo.
Per ilsussidiario.net Sacchi si sofferma sulle imprese della Pellegrini e sui successi di Michael Phelps, che in un anno sfortunato è riuscito a portare a casa ben 5 medaglie d’oro e ha regalato ai tifosi la vittoria nella finale più avvincente (i 100 farfalla dove ha superato Cavic). Scusate se è poco. In generale il nuoto azzurro è rimasto sui suoi standard con pochi azzurri nelle finali. E a Filippo Magnini arriva il consiglio (già ribadito anche da Giorgio Lamberti sempre a ilsussidiario.net) di dedicarsi di più ai 200 stile libero. Inevitabile un’ultima considerazione sui costumi di nuova generazione e sui record mondiali da rivedere.
Terminati i Mondiali, qual è stata la sorpresa più grande in casa Italia? Federica Pellegrini con i suoi due ori (200 e 400 stile) o Alessia Filippi (oro nei 1500 e bronzo sugli 800 stile)?
Mi ha sorpreso di più Federica, non tanto per i due ori, ma per la qualità espressa. Nei 400 ha realizzato un record storico e nei 200 ha fatto un tempo spaventoso.
Si può dire che i Mondiali azzurri parlano al femminile?
Non direi, i Mondiali parlano della Filippi e della Pellegrini che hanno fatto cose magistrali.
In generale abbiamo registrato poche finali per i colori azzurri…
Questo può essere considerato l’aspetto negativo dei Mondiali in casa. In verità ci si aspetta sempre un salto di qualità che non avviene mai. Ci si rende conto che l’Italia è un Paese modesto, che fatica ad entrare nei primi otto. Non è un fatto nuovo, è una selezione che accade quasi sempre. I meno forti non riescono a fare il salto di qualità.
Giorgio Lamberti ha consigliato a Filippo Magnini di concentrarsi sui 200, condivide questa esortazione?
La condividono tutti, compreso il suo allenatore Claudio Rossetto. Purtroppo a Filippo non piacciono i 200 e questo probabilmente è un limite: sulla distanza dei 100 non è competitivo. Se aspetta molto a concentrarsi sui 200, rischia di allontanarsi dai migliori anche lì. Se nei 100 non ha la velocità di base per competere, quella stessa velocità di base, non sufficiente sui 100, può essere l’arma in più per competere sui 200. Per diventare competitivo sui 200 deve allenarsi in maniera continua per migliorare quello che adesso è lasciato all’istinto, per fare un esempio un passaggio veloce o un ritorno troppo veloce.
A Colbertaldo dobbiamo attribuire l’oscar della sfortuna (due quarti posti negli 800 e nei 1.500 stile, ndr)?
Sul podio vanno in tre. Non sarà nel medagliere, ma è stato molto bravo perché è arrivato quarto. Questo piazzamento può dare fastidio se arrivi a un centesimo dal terzo posto, non a due secondi.
Eccezion fatta per la Pellegrini, Paul Biedermann (oro 200 e 400 stile) si può considerare l’atleta copertina di questi Mondiali?
Per il prestigio direi di sì: ha battuto Phelps sul campo e ha cancellato il record di Thorpe. A Campionati conclusi, direi Phelps anche per l’anno che ha passato. L’americano va via da Roma con cinque medaglie d’oro, due primati del mondo e la gara più bella (la sfida vinta con Cavic, ndr) del Mondiale. Biedermann si può definire il personaggio, il talento emergente.
Era inevitabile che le facessi una domanda sui costumi di nuova generazione dopo i 43 nuovi primati mondiali siglati nella Capitale, quanto incidono secondo lei e, soprattutto, incidono allo stesso modo per tutti gli atleti?
Incidono molto, ma lo fanno in maniera diversa da atleta ad atleta. Potrei fare due esempi.
Prego
Il tedesco Biedermann è sempre stato un eccellente nuotatore, ma non un fuoriclasse perché in acqua è pesante. Nei 400, in particolare, nella vasca da 50 metri il fisico pesante inficia la nuotata, con il nuovo costume ha fatto il record del mondo. Il dorsista americano Peirsol non è certo più un bambino, ma dopo dieci anni ai vertici è stato in grado di migliorarsi in una sola stagione di due secondi e mezzo. In questi risultati non vedo altra ragione se non la presenza determinante di un elemento esterno come il costume.
Dall’anno prossimo si torna ai costumi di vecchia generazione…
Sì, sono d’accordo per il tessuto ma sinceramente non capisco la riduzione sulle misure della copertura del corpo.
Restano, però, i primati mondiali siglati con i costumi di nuova generazione…
Secondo me è un’assurdità, frutto di una serie di decisioni sbagliate. Io stabilirei alcuni limiti e ripartirei da zero.
(Luciano Zanardini)