Non c’è aria di festa in casa Roma. Neanche in occasione del compleanno di Claudio Ranieri. Il tecnico testaccino spegne oggi le 59 candeline il giorno dopo in cui la sua Roma è ripiombata in crisi. Non c’è stato il tempo di festeggiare o di rilassarsi: l’arrivo del Basilea all’Olimpico è stato un fulmine in un cielo che, pur non sereno, sembrava volesse schiarirsi dopo la vittoria contro il Genoa. E invece i ventimila dell’Olimpico, tra il freddo della serata e le incursioni in velocità degli svizzeri, hanno assistito ad una sconfitta che scuote doppiamente per la convalescenza e pure per il cammino in Champions.
Nella gara del “non compleanno” una Roma lunatica non è stata in grado di tenere testa ad un avversario tutt’altro che imbattibile. Steccato l’approccio e incassato un gol dopo appena dodici minuti, i giallorossi si sono rimessi in carreggiata col solito Borriello per poi vedersi nuovamente superati. Nonostante un secondo tempo passato invano a cercare di scardinare gli assetti difensivi del fortino Basilea. Nonostante uno straordinario Francesco Totti. Alla fine, in pieno recupero, è arrivato il gol della beffa e con esso i fischi dell’Olimpico, i cori infastiditi della curva Sud e l’immagine di centinaia di persone che, prima del fischio finale, si avviavano a testa bassa verso le uscite. Pazienti sì, ma fino a un certo punto, sembrano sussurrare neanche tanto a bassa voce i supporters della Maggica.
Sul banco degli imputati è tornato mister Ranieri, lo stesso che l’anno scorso veniva portato in trionfo per la storica rincorsa all’Inter. Critica, tifosi e addetti ai lavori si interrogano su cosa abbia sbagliato. Tra i mille dubbi che circondano la Roma e il suo allenatore, nella fredda serata dell’Olimpico riecheggiano le domande dei giornalisti in sala stampa. Colpa della preparazione, con annessa crisi dei secondi tempi? No, ribadisce Ranieri. In un certo senso la partita contro il Basilea ha mostrato un trend contrario: la Roma, partita malissimo, ha macinato gioco e occasioni in una ripresa ad alta velocità, seppur accompagnata dalla stanchezza di Taddei e Perrotta e lo spaesamento di Brighi. E allora sarà un problema di infortuni: mancano De Rossi, Menez, Vucinic e Adriano ma, ad onor del vero, mai come quest’anno la Roma può contare su una rosa ampia in quantità e qualità. La ricerca delle ragioni è lunga e complessa, di non facile soluzione.
Nel frattempo dalla sala stampa dell’Olimpico giungono domande dirette come siluri nei confronti del tecnico testaccino. Sta pensando di dimettersi? "No, perché sono uno che non molla e aspetto che la squadra reagisca". Ci sarà una riunione straordinaria con i dirigenti? "No, ci vediamo tutti i giorni e non ce n’è bisogno". La squadra è ancora con lei? "Credo che la squadra sia ancora con me". Regali, congratulazioni, torte? Niente di tutto questo in una serata senza dessert, dal retrogusto amaro e preoccupante. Le domande del post-partita provano a far luce su una crisi ormai aperta e profonda. Sotto accusa la forma mentale e fisica di una squadra che appena pochi mesi fa lottava per scudetto e coppa Italia e che ora rischia di buttar via tutto sia in campionato che in Champions. I problemi della Roma sono sotto gli occhi di tutti: la squadra si accende ad intermittenza, è carente nella continuità di gioco e rendimento, mentre la difesa si sfalda facilmente. In attacco tante idee, belle, luminose e di classe, ma poca concretezza.
Claudio Ranieri ha perso l’incrollabile ammirazione che il pubblico riponeva in lui fino a quest’estate. Dagli spalti dell’Olimpico cominciano a sentirsi i fischi: segnali di disagio nei confronti di un allenatore che, determinato a lottare fino all’ultimo, difficilmente lascerà la panchina giallorossa. Niente dimissioni, nè tantomeno il licenziamento: la delicata situazione societaria non lo permetterebbe e la famiglia Sensi ha sempre dato fiducia all’allenatore. Che, da parte sua, assicura: "io di voglia ne ho tanta". Auguri Mister. Forse gli ultimi in giallorosso.
(Marco Fattorini)
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