C’è un caso Paolo Cannavaro a Napoli. Il botta e risposta fra il difensore, fratello del campione del mondo Fabio, e il patron azzurro, Aurelio De Laurentiis, non è di certo passato inosservato. Tutto è nato da alcune dichiarazioni di Fedele, agente di Cannavaro, che ha polemizzato con il presidente del Napoli per alcuni tagli eccessivi.
Questa la risposta del numero uno degli azzurri: «Cannavaro pensi a giocare. Il contratto se vuole rinnovarlo, lo rinnova; altrimenti va via. Se è veramente innamorato del boato del San Paolo resti, altrimenti sono fatti suoi. È solo un problema di soldi? Non è che per fare un contratto, sfascio tutto. Se per Paolo poi c’è il Dubai, vada pure anche se lì è un circo». Ieri è quindi intervenuto il diretto interessato, amareggiato: «Mi sento un po’ un capitano degradato – dice il difensore napoletano – poi se vogliono che continui a farlo, ben venga, altrimenti se c’è qualcuno che porterà la fascia meglio di me, non ho problemi».
Poi Cannavaro ha aggiunto: «Non sono mai andato via gratis, anche quando ero giovane, per non mettere in difficoltà la società potevo chiedere l’applicazione dell’articolo 17 l’anno scorso e non l’ho fatto. Non ho mai avuto contatti con altre società perché voglio restare a Napoli. Non ho mai chiesto qualcosa di eccessivo e sconsiderato. Sono venuto qua a parametro zero, mi dispiace leggere queste cose». Il difensore, però, spazza via ogni dubbio sul proprio futuro: «Voglio restare a Napoli – dice – ma non per questo mi devo accontentare: la società ha concesso la fiducia, al di là del punto di vista economico, ad alcuni giocatori dopo campionati importanti e la vorrei anche io. Non mi aspettavo queste parole, i patti erano di lavorare tranquillamente in ritiro».