L’accesa disputa del Franchi, sfumata in contorni epici in una ripresa di fuoco, termina sul risultato di 2-2. Pareggio che premia, e al contempo penalizza, gli sforzi di entrambe le formazioni. Ad una prima frazione di studiata normalità, impreziosita dall’isolata gemma di un ritrovato Gilardino, è seguito un secondo tempo davvero appassionante, che ha più volte ribaltato il campo in un susseguirsi di capovolgimenti di fronte. Le statistiche testimoniano in maniera piuttosto fedele l’equivalersi delle forze. Il dato del possesso palla riflette l’andamento della gara: se il 47% dei padroni di casa è figlio della maggiore inerzia sferzata in partenza, l’opposto 53% descrive bene la crescita dell’Atalanta, che nella ripresa ha maturato la gestione della sfera al sole di trame alle volte dilungate ma quasi sempre efficaci nel guadagnare campo. Tesi accresciuta dal rilevamento dei palloni giocati dalle due squadre: 480 viola contro i 550 nerazzurri, che tradotto in campo svela una viola più appuntita ed un’Atalanta dalla manovra più arrotondata, avvolgente, che non a caso ha spesso cercato sbocchi esterni. Entrambe le marcature toscane riflettono questo dato: i ragazzi di Rossi hanno saputo farsi bastare tre tocchi per sporcare il tabellino. Nel primo tempo, solo l’arcobaleno volante di Vargas ha inframmezzato l’apertura di Salifu e la carezza vincente del Gila; idem nel finale, quando tra l’idea arcuata di Kharja e il compimento acrobatico di Jovetic è bastato il cross bisunto di sospetto di De Silvestri. L’unica differenza sostanziale si registra nella protezione dell’area: il 65% della Fiorentina (11% in più dei bergamaschi) trova spiegazione nell’arroccamento d’inizio ripresa, quello che ha per l’appunto costretto l’Atalanta a girare in lungo e in largo avviluppando le proprie iniziative. Ma l’uguaglianza pressoché spiccicata dell’indice di pericolosità (47%-48%) confeziona perfettamente il risultato finale, così come il gemellaggio nella supremazia territoriale, ovvero il mantenimento della sfera nella metacampo avversaria (8:54 viola contro al 9:13 atalantino). Sui gol nerazzurri: se il primo è figlio della contingenza di un calcio piazzato, il secondo, ovviamente di Denis, è la sintesi degli intenti di Colantuono già più volte realizzatisi nel corso della stagione. Apertura dal centro, per valorizzare gli spazi laterali, ricoperti dalla forza grigio metallizzata degli esterni, Schelotto su tutti. Dall’affondo del capellone parte l’invito per il Tanke, ancora una volta bravissimo ad ottimizzare i brandelli di spazio concessi dai difensori (a proposito: complimenti al giovane Nastasic). Insomma, anche i numeri compongono questo entusiasmante pareggio le cui emozioni però non possono essere incasellate in statistiche asciutte. Il risultato finale infatti appare più come il frutto dell’imprevedibilità del calcio, quella che ha irrigato di sorprese un finale apparentemente già incanalato su binari più secchi. Rinnoviamo dunque i complimenti ad entrambe le squadre per non essersi accontentate.