L’ex bandiera e capitano del Milan Paolo Maldini è stato rinviato a giudizio dal gup di Milano Luigi Varanelli nell’ambito di un’inchiesta sulle tangenti incassate da dipendenti dell’Agenzia delle Entrate e pagate da imprenditori e titolari di società, sfruttando commercialisti compiacenti, per non andare incontro a controlli fiscali.
Maldini è accusato appunto di corruzione, ma anche di accesso abusivo a sistema informatico. L’ex difensore del Milan avrebbe pagato un funzionario del Fisco, Luciano Bressi, non solo per aggirare i controlli, ma pure per informarsi su Alessandro P.B., che faceva parte di una società in cui Maldini sarebbe voluto entrare. Come? Entrando in possesso di dati riservati.
La posizione della moglie dell’ex calciatore, Adriana Fossa (difesa, come il marito, dall’avvocato Danilo Buongiorno), è stata invece archiviata. Il processo al carico di Maldini arriverà in aula il prossimo 21 giugno davanti alla decima sezione penale del Tribunale di Milano.
Maldini da titolare della Velvet Sas avrebbe frodato il fisco per 185mila euro, mentre l’ex capitano del Milan avrebbe pagato 40mila euro all’anno di procura più extra a Bressi per i servizi resi. Secondo la difesa di Maldini il funzionario dell’Agenzia delle Entrate avrebbe prelevato da solo il denaro dalle casse della società di Maldini e moglie. E dunque l’ex giocatore sarebbe più vittima che colpevole. Peccato che il gup abbia ritenuti fondati i dubbi dei pm.