Il sito ufficiale dell’Udinese (www.udinese.it) riporta oggi le parole dell’ex tecnico friulano Zaccheroni sul suo passato da allenatore della squadra bianconera: una carrellata di ricordi, da parte di un mister capace di portare quella squadra ai vertici della classifica italiana.
“Io tifo Udinese – ha iniziato Zaccheroni – perché il feeling con questa terra e questa Società è stato qualcosa di incredibile. Sono stati i tre anni più belli della mia carriera da allenatore in un ambiente ideale per fare calcio. Quello che mi inorgoglisce particolarmente è che siamo stati, per così dire, la “cavia” da cui si è sviluppato il modello Udinese. Assieme alla famiglia Pozzo, infatti, abbiamo cambiato la filosofia della Società. Lasciando perdere giocatori in là con gli anni e a fine carriera e puntando su giovani da valorizzare e con tanta “fame” di arrivare nel calcio che conta”.
Una serie di incredibili traguardi tagliati grazie alla forza del gruppo, non di singoli elementi. “Quello che siamo riusciti a realizzare – ha spiegato Zaccheroni – è qualcosa di unico. E ce l’abbiamo fatta perché tutti hanno risposto alla grande, non hanno mai gettato la spugna e hanno sempre remato nella stessa direzione. Certo sarebbe facile dire che la differenza l’hanno fatta gli attaccanti, ma in quegli anni con gente come Bertotto, Calori e Pierini in difesa o la diga di Giannichedda e Rossitto era difficile, davvero difficile, passare. E i numeri, poi, dicono che la maggior parte di loro poi ha spiccato il volo per qualche grande squadra regalandosi una signora carriera. Poco da dire, eravamo davvero forti. Ogni partita leggevamo le dichiarazioni degli avversari che sostenevano di averci studiati. E poi regolarmente li sorprendevamo o meglio, come mi diceva sempre Paolo Poggi nell’intervallo: “Mister anche oggi non ci hanno capito nulla!”.
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Pensi a Zaccheroni e, nella mente dei friulani, non può non riaffiorare quella magica notte contro l’Ajax dove non contava, davvero, il risultato, ma dove il “Friuli”, inteso come catino, ribolliva passione ed entusiasmo. “A pensarci mi vengono ancora i brividi – ha concluso l’attuale Ct del Giappone -. Quando sono uscito, nel prepartita, e ho visto il nostro stadio pieno all’inverosimile ho provato un’emozione intensissima. E poi in quello sventolio di 40 mila bandierine c’era tutto l’orgoglio e il senso di appartenenza dei friulani ad una terra e ad una squadra che sentono loro fin dentro le vene e che anche questo udinese acquisito ha imparato ad amare come un friulano doc”.