Giuseppe Sannino, classe 1957, è uno degli allenatori-rivelazione del campionato cadetto. Alla guida del Varese ha stupito tutti, osservatori e addetti ai lavori, portando la squadra lombarda ai playoff e riuscendo a coniugare al meglio gioco e risultati. Sannino è ormai un mito a Varese; la squadra, con il mister in panchina, ha conquistato, dal 2008 in poi, una duplice promozione prima dalla C2 alla C1 e poi dalla C1 alla B. E adesso la città sogna addirittura il grande salto in A. Tutto merito di questo vulcanico allenatore, noto per i suoi sfoghi coloriti e per la sua filosofia del ‘Fun Cool’. Giovedì sera la squadra volerà a Padova per il match d’andata dei playoff. Sannino, intervenuto in esclusiva ai microfoni de ilsussidiario.net, sembra sereno in vista del grande appuntamento.



Mister, allora, qual è stato il segreto della fantastica cavalcata del suo Varese?

Non c’è un segreto in particolare. Siamo stati bravi a pensare alle partite giorno dopo giorno. Qui non esiste l’io, ma solo il noi. Non ci sono grandissime individualità ma ho la fortuna di disporre di un gruppo di ragazzi che si mette perennemente in discussione.



Al di là di come finiranno i playoff, la vostra sarà stata comunque un’annata fantastica.

Sì, abbiamo fatto davvero un campionato incredibile. Nessuno si aspettava che saremmo arrivati dove siamo arrivati.

Alle porte c’è adesso il primo match con il Padova. Che partita si aspetta?

Una partita dura, contro un avversario in grande salute. Che il Padova fosse una signora squadra lo sostenevo già in tempi non sospetti. E’ una delle società che ha speso di più assieme al Toro, quindi è normale che abbia un ottimo organico.

Chi teme di più fra gli avversari? Il Padova pratica un 4-3-3 molto aggressivo, che ha trovato in Italiano un punto di forza. Ha un attacco fortissimo, composto da giocatori del calibro di Vantaggiato, Ardemagni, De Paula ed El Shaarawy. E’ una squadra che, da quando ha cambiato allenatore (Dal Canto, subentrato a Calori, ndr), può contare su un grandissimo entusiasmo.



Che Varese vedremo in campo?

Una squadra che si difenderà in 10 ed attaccherà in 10. Abbiamo un nostro modo di stare in campo e non dobbiamo assolutamente snaturarlo.

Un suo parere sull’altro scontro dei playoff, quello tra Reggina e Novara.

Entrambi sono delle compagini validissime ma a mio avviso non c’è una favorita, come non c’è in generale in questi playoff. Diciamo che delle 4 squadre noi siamo gli ‘intrusi’. Siamo una squadra di ‘muratori’, per così dire, che è riuscita a farsi valere in un campionato difficile come quello di B.

 

Lei, oltre che come tecnico, è conosciuto per le sue doti di motivatore. Come si preparano gare di quest’importanza?

Quando si arrivano a giocare delle finali come queste, il calciatore trova dentro di sé la forza adatta. Io cerco di stemperare la tensione, anche perché da qui all’inizio della partita l’adrenalina salirà sempre di più. Non c’è molto da dire, la posta in palio, in questi casi, è talmente alta che ad un allenatore tocca, più che altro, raffreddare gli animi.

 

Come vede il suo futuro dopo questi playoff?

Ovviamente adesso penso solo alle prossime due partite, sperando che ce ne siano altre due… Io vado avanti per la mia strada, Varese mi ha dato tantissimo ed il pubblico è stato sempre straordinario nei miei confronti. Se ci saranno chiamate importanti, vedremo, ma se non ci saranno non me ne farò un cruccio. Garantito.

 

Il suo nome è stato accostato alla panchina del Palermo. Ha mai avuto contatti con Zamparini o con altri presidenti di A?

No, mai. Ho avuto solo un ‘pour parler’ col Bologna (che poi ha scelto Bisoli, ndr), qualche tempo fa, ma nulla di definito. Nella mia carriera nessuno mi ha regalato niente, ho sempre lavorato sodo. Se ci sarà qualche possibilità di allenare in A, ben venga, sarebbe la prima volta per me. A Napoli si dice ‘nessuno nasce imparato’, per me la A sarebbe una sfida nuova. Ma per ora sto bene a Varese, dove mi piacerebbe essere ricordato a lungo per quello che ho fatto qui.

 

(Alessandro Basile)