Un’epopea sotto forma di partita di calcio. Questa è Barcellona-Chelsea. Una semifinale di ritorno destinata ad esser ricordata per anni. Il giorno in cui i marziani sono tornati sulla terra, frenati dal vecchio catenaccio all’italiana, da una fortuna raramente così avversa e dall’esperienza di una squadra da più parti indicata come logora ed oggi prima finalista della Champions League. Parlare del possesso palla dei blaugrana non è ovviamente una novità, per questo motivo il 72% messo a segno dagli uomini di Guardiola al novantesimo minuto non stupisce nessuno. Ben più sorprendente è invece il fatto che quest’oggi il tiki taka non abbia pagato. Le maggiori colpe dei catalani però, non sono sicuramente da ricercare lì davanti. Nonostante un Messi formato umano, il Barcellona paga la totale mancanza di una fase difensiva degna di questo nome. Se la seconda rete di Torres può essere catalogata come conseguenza dello sbilanciamento finale, la mancanza di sincronismi che concede la prima rete di Ramires è invece un errore da bollino rosso che vale una finale. Inutile sperare in San Messi (raramente così sottotono) e nelle bocche di fuoco lì davanti se in superiorità numerica ti fai prendere così d’imbucata. Inutile passare un’intera partita nella metà campo avversaria se sprechi così la remuntada appena compiuta. Il Chelsea ha dalla sua il merito di credere nell’impossibile. Applicare alla meglio la fase difensiva e pregare. Non a caso alla fine delle ostilità, l’MVP dell’incontro per l’Uefa non sarà Drogba, Ramires o Torres, ma Ashley Cole, perfetto interprete della strenua resistenza ordinata da Di Matteo.
La prima rete arriva al 35esimo, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo Drogba respinge un cross lontano. Il pallone arriva però sui piedi di Dani Alves che di prima intenzione pesca l’inserimento di Cuenca. Il giovane talento della Cantera, incredibilmente lasciato solo, opta per un cross al centro invece della conclusione ed elude in questo modo l’uscita disperata di Cech. Al centro dell’area è Busquets a raccogliere il pallone e realizzare il più semplice dei tap in. Per il raddoppio bisogna aspettare solo 7 minuti. È il momento peggiore per i blues, perché dopo aver perso Terry, espulso per una colossale ingenuità, si fanno trovare ancora una volta scoperti. Busquets sradica un pallone al centro del campo e serve Sanchez. Il Nino Maravilla scarica per Messi che serve con i giri giusti il pallone a Iniesta, lo spagnolo a tu per tu con Cech non si fa prendere dall’emozione: piattone sul palo lontano e remuntada completata. Potrebbe essere la fine, ma la reazione del Chelsea è veemente ed arriva dopo soli due minuti. Buco centrale della difesa blaugrana. Filtrante di Lampard per Ramires che accarezza il pallone realizzando l’idea stupenda di un pallonetto. Il gol del definitivo 2-2 arriva al 91esimo. Lancio lungo della difesa del Chelsea che pesca Torres solo sulla linea del centrocampo. L’attaccante ex-Atletico Madrid e Liverpool si invola così verso la porta e supera Valdes in uscita disperata, appoggiando nella porta sguarnita.
E’ un Guardiola tranquillo quello che si presenta ai microfoni di Sky Sport dopo la cocente delusione: “Abbiamo fatto il possibile ma il pallone non è entrato. Loro hanno difeso con tanti uomini, ma noi abbiamo avuto tante occasioni senza però riuscire a capitalizzare. Nel calcio conta il risultato e quindi il Chelsea passa in finale. Il Barcellona è un grande club, come ogni grande club i tifosi chiedono di vincere sempre. Siamo usciti con la nostra mentalità, abbiamo provato a fare gol anche quando eravamo 2-0”. Incredulo ed ovviamente soddisfatto è invece il tecnico del Chelsea: “Quando giochi col Barcellona devi difendere bene perché loro creano occasioni contro chiunque. Prima delle due gare il Barça era favorito perché hanno grandi calciatori e sono campioni in carica. La nostra è stata una prestazione di carattere. Sono molto felice per i ragazzi, se lo meritano” C’è poi spazio anche per una chiosa su Terry, autore di una sciocchezza che ha lasciato in dieci i blues e li costringerà a dover fare a meno del loro capitano nella finale di Champions. “Siamo tutti esseri umani e facciamo degli errori. Lui è il nostro capitano. Questi ragazzi sono costantemente sotto pressione, ogni tre giorni disputiamo gare importanti. Andremo avanti così”.