Inghilterra-Italia si decide ai calci di rigore dopo novanta minuti di puro assedio azzurro. Gli uomini di Prandelli dominano in lungo e largo la contesa, colpendo due pali e sfiorando a più riprese il vantaggio. Manca soltanto il gol e così, nonostante gli uomini di Prandelli imprimano il loro marchio su tutta la sfida, la gara viene prolungata sino ad oltre il 120esimo minuto.
Inghilterra-Italia, voto 7: Nonostante il netto dominio della nazionale azzurra è stato comunque un quarto di finale estremamente divertente ed emozionante. La sterilità offensiva (e la sfortuna) degli uomini di Prandelli hanno regalato una sfida ad alto contenuto emotivo, nel quale l’Inghilterra, pur creando poco o nulla, ha avuto un paio di occasioni per portarsi a casa la qualificazione alle semifinali.
Inghilterra
Hart 6: Tutt’altro che spettacolare, vince comunque il premio efficacia, opponendosi a tutte le conclusioni azzurre. Completamente da rivedere la convergenza dei piedi.
Johnson 6.5: Prima tempo all’assalto, ripresa più prudente ma premiata da un salvataggio decisivo su Nocerino. Perde brillantezza alla distanza, ma resta comunque lucido.
Lescott 6: Pur disseminando qualche incertezza qua e là nell’arco dei 120 minuti, la difesa inglese regge l’onda d’urto.
Terry 6.5: Autoritario e preciso. Poche sbavature e nessuna concessione allo spettacolo. Quando c’è da sparare lontano non si fa pregare e confeziona, al fischio finale di Proenca, un’ottima prestazione.
Cole 5.5: Meno propositivo rispetto a Johnson, ha l’ingrato demerito di sbagliare il rigore decisivo.
Milner 5.5: Ruvido e spigoloso, ma non punge. (Dal 60′ Walcott 6: Le rare volte in cui viene imbeccato diventa automaticamente il pericolo numero uno per i difensori azzurri).
Gerrard 6: Cuor di leone. Non brilla particolarmente, ma rimane in campo nonostante un infortunio lo costringa a non poter forzare per oltre un’ora. Al termine di quest’epopea trova anche la freddezza per freddare il miglior portiere al mondo dagli undici metri.
Parker 5.5: Preso in mezzo dall’ottimo centrocampo azzurro non trova mai il bandolo della matassa, anche se in qualche modo, pur barcollante, riesce a reggere. (94′ Anderson 5.5: Praticamente non entra in partita).
Young 5.5: Scala presto sulla linea dei difensori e si arma di elmetto per reggere alla pressione di Abate e Maggio. Barcolla a più riprese e crolla dal dischetto, oppresso dalla tensione e respinto dalla traversa.
Welbeck 5: Abbandonato troppo a sé stesso, sin quando rimane in campo si sbatte molto, ma torna più utile in fase difensiva che altro. (Dal 60′ Carrol 6: Il suo ingresso ha il merito di alleggerire la pressione degli azzurri. Una calamita per palloni aerei; una calamità per la manovra).
Rooney 5.5: Si sbatte, ma è ancora lontano parente del Rooney che incanta l’Europa alle dipendenze di Sir. Alex. Chiude nel modo peggiore un’annata tutt’altro che indimenticabile.
All. Hodgson 5.5: Tutti dietro la linea della palla e poi colpire in contropiede. Prepara la partita seguendo questa direttiva. Gli riesce benissimo la prima parte, meno bene l’applicazione delle ripartenze.
Italia
Buffon 6.5: Da pallamano l’intervento su Johnson dopo due minuti. Quando poi lo si rivede chiamato in causa è passato talmente tanto tempo che quasi non ci si ricorda il suo volto. Ipnotizza Cole e ci regala la semifinale.
Abate 6.5: Primo tempo timido, ripresa più spavalda, ma frenata da un problema muscolare. (Dal 91′ Maggio 6.5: Entra bene in partita, e non era facile. Crea diversi grattacapi ad uno Young ormai in debito d’ossigeno).
Barzagli 6.5: Poco chiamato in causa dagli attaccanti inglesi, svolge il suo lavoro con eccezionale sicurezza.
Bonucci 7: Piacevolissima sorpresa di serata. Sfodera eleganza e tempismo mangiando i centravanti britannici, mai così miti e tranquilli.
Balzaretti 6.5: Non ai livelli della partita con l’Irlanda, ma comunque ottimo in entrambe le fasi. Un po’ di brividi quando entra Walcott, ma nulla di impossibile.
De Rossi 7.5: Sin quando resta in campo è uno spettacolo. Il tiro di mezzo esterno dopo un minuto è una delizia che apre la sua encomiabile partita. Gerrard lo guarda sfrecciare in ogni zona del campo ed è il segnale del passaggio di consegne. (Dall’80’ Nocerino 7: Entra e non fa rimpiangere De Rossi. Dimostra che i nove gol realizzati in stagione non sono una casualità, sfiorando il gol nel secondo tempo supplementare. Realizza anche il rigore del pareggio con una freddezza da fantasista consumato).
Pirlo 8: Man of the Match. La foce dal quale nasce ogni idea azzurra. L’uomo al quale votarsi quando non c’è nessuna scelta che pare giusta. Si carica la squadra in spalle per oltre 120 minuti e le dà la scossa con il cucchiaio nei calci di rigore. Poeta, artista, profeta.
Montolivo 7: Sostituisce il deludente Thiago Motta ed alimenta la vox populi che lo voleva titolare con una prova di incredibile continuità. Prezioso in interdizione e bravissimo nell’assecondare il lavoro di Pirlo. Con una prestazione così gli si perdona anche il rigore sbagliato (anche perché non decisivo).
Marchisio 6.5: Alla splendida prestazione della mediana azzurra non manca il suo consueto apporto di quantità e fosforo. Gioiello raro.
Cassano 6.5: Ha la miccia corta ed un’autonomia inferiore ai novanta minuti. Quando si accende è però uno spettacolo per palati fini. Ci prova in tutti i modi, ma Hart e la scarsa vena gli dicono male. Ci rivediamo in semifinale. (Dal 78′ Diamanti 6.5: La sicurezza di chi, dopo tanti anni di gavetta, trova un palcoscenico degno del suo talento. Timbra un palo, più fortuito che voluto, pennella un assist vincente, reso vano dal fuorigioco di Nocerino, e poi si toglie lo sfizio di spiazzare Hart nel rigore decisivo.
Balotelli 6: Encomiabile sotto il piano del sacrificio. Da rivedere per quanto riguarda la freddezza sotto porta. Nel primo tempo manca almeno tre ottime occasioni, nella ripresa si vede poco. Mezzo voto in più per il rigore e l’annessa esultanza.
All. Prandelli 7: Uscire oggi, dopo una prestazione del genere sarebbe stata un’ingiustizia di dimensioni bibliche. Dovrà lavorare sulla sterilità offensiva e, considerando il test probante che ci aspetta in semifinale, forse non basterà solo questo.
(Massimiliano de Cesare)