Il futuro europeo della Juventus per il 2014 si chiama Europa League. Naufragate le speranze di avanzare in Champions sotto la neve di Istanbul, i bianconeri ripartiranno a febbrario in un’altra competizione, quella considerata “minore”. Tornando, peraltro, sul luogo del delitto: ancora in Turchia, anche se questa volta decisamente più a Est, a Trebisonda. Pescato il Trabzonspor nei sorteggi dei sedicesimi (clicca qui per la scheda): Pavel Nedved si è detto fiducioso, ma lo spauracchio vero arriva agli ottavi: in caso di qualificazione, la Juventus si troverebbe di fronte la Fiorentina (che affronta l’Esbjerg, non esattamente una corazzata: clicca qui per la scheda). C’è una finale da giocare eventualmente allo Juventus Stadium: uno stimolo in più certamente, eppure i musi lunghi del post Istanbul facevano capire che, ovviamente, la delusione per essere qui e non là è tanta. Cogliamo questo fatto per affrontare un tema “tecnico”, esteso naturalmente a tutte le nostre rappresentanti: perchè un’italiana non vince l’Europa League, o Coppa UEFA che dir si voglia, dal 1999? Perchè tra il 1989 e il suddetto 1999 abbiamo portato 14 squadre in finale per poi scendere a zero nelle ultime 14 edizioni? E, più in generale: perchè questa competizione viene snobbata dalle grandi squadre? D’accordo: l’albo d’oro racconta di vittorie di Chelsea, Atletico Madrid, Porto, solo per citare gli ultimi anni. Eppure, sotto la tagliola di questa competizione sono caduti altri nomi illustri (il PSV Eindhoven, eliminato due anni di fila nei gironi). Ci sono dei motivi tecnici o si tratta semplicemente di un caso? Proviamo a scoprirlo, spiegando perchè, tra le altre cose, vincere l’Europa League può essere più complicato di quanto non sia farlo in Champions.



Antonio Conte ha ammesso che non avrebbe nemmeno guardato il sorteggio, Aurelio De Laurentiis ha candidamente sostenuto che il suo Napoli preferisce giocarsi il girone di Champions League e poi, piuttosto, retrocedere qui. Hai voglia a parlare poi di impegno da onorare: per squadre come i bianconeri e i partenopei l’Europa League è una sorta di “fastidio”, qualcosa di non voluto e che invece è capitata, e che quindi va giocata con l’idea di togliersela di dosso il prima possibile. Si va dal Napoli che la “ricusò” pubblicamente un anno fa all’Empoli – ebbe del clamoroso – che la affrontò con le riserve (era ancora UEFA); fino alla Juventus che della finale casalinga sembra quasi non interessarsi. E poi le grandi d’Europa, come il Liverpool eliminato dallo Zenit San Pietroburgo o la stessa Lazio fatta fuori dal Fenerbahce. Basta guardare le formazioni in campo: spesso e volentieri si parla di seconde linee, almeno fino ai quarti di finale quando, arrivati a un certo punto, ci si prova sul serio. Ecco perchè trovare una “piccola” sulla propria strada non è mai banale: per loro è l’occasione della vita, per altre una partita come un’altra, anzi a volte meno importante.



Pensiamoci: nel momento in cui la Champions League affronta un solo turno, gli ottavi di finale, qui si giocano quattro partite: andata e ritorno dei sedicesimi, andata e ritorno degli ottavi. Il tutto nello spazio di un mese, con in mezzo il campionato: in Italia si giocano 4 partite nel periodo, sei se vogliamo aggiungerci quella appena prima e quella appena dopo. La Juventus affronta in questo arco di tempo Milan, Fiorentina e il derby; il Napoli ha Roma e Fiorentina. Significa, sostanzialmente, energie preziose che se ne vanno in un periodo della stagione nel quale peraltro si rischia di aver ancora qualche ritardo nell’assorbimento della sosta natalizia. Non avere una rosa troppo ampia può significare dover scegliere; dover scegliere significa sostanzialmente andare incontro a motivi di carattere economico, come spieghiamo più sotto. Oppure di obiettivi: la Juventus ha palesemente dichiarato che il terzo scudetto consecutivo resta il traguardo da raggiungere a ogni costo. 



Brutto dirlo, ma il calcio di oggi è sempre più legato all’economia e con questo bisogna farci i conti. Volenti o nolenti, i club guardano alle entrate nelle casse e alle spese da sostenere: 

Lo fanno in termini di calciomercato, lo fanno quando si parla di obiettivi da raggiungere. L’esempio lo abbiamo già fatto: quando De Laurentiis parla di preferenza Champions lo dice certo per il blasone della squadra ma anche con un occhio al portafogli, ben sapendo quanto gli frutti un terzo posto in campionato. L’Empoli 2007-2008 poi puntò tutto sulla permanenza in Serie A, probabilmente immaginando che tanto in Europa non avrebbe fatto troppa squadra; giocare ancora nella massima serie avrebbe portato più introiti, in barba al prestigio. Finì che retrocesse comunque, con la coppa persa già al primo turno. La Juventus poi dovrà centrare almeno i quarti di finale quest’anno per ammortizzare la perdita degli ottavi di Champions League (clicca qui per approfondire): insomma, o ci sono gli sceicchi e i rubli dei russi a garantire ventidue potenziali titolari e introiti sempre e comunque, oppure la strada diventa questa. 

Insomma: l’Europa League non è affatto uno scherzo. Ha meno prestigio della Champions League, ed è un fatto. Le partite da affrontare sono nel complesso più abbordabili, sulla carta, rispetto alle sfide contro gli squadroni europei; altro dato verissimo. Eppure, vincerla può diventare un affare tremendamente complicato. Per difficoltà oggettive, o per scelta. 

(Claudio Franceschini)

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