E’ 1-0 per l’Inter al termine del primo tempo, ma i nerazzurri potrebbero legittimamente essere avanti anche di più gol se avessero concretizzato le occasioni capitate. Il Tottenham per ora tiene: il 3-0 di White Hart Lane è un bottino sostanzioso, ma se la banda Stramaccioni dovesse continuare su questa falsariga l’impresa non sarebbe più impossibile. Il gol della speranza per il momento porta la firma di Antonio Cassano, decisamente ispirato questa sera (prima aveva provato una conclusione, parata da Friedel, poi aveva forse subito un contatto irregolare lasciandosi però troppo cadere); Jonathan – anche lui positivo, per una volta – ispira il cross di Palacio dalla destra, Cassano schiaccia di testa sotto la traversa. Nemmeno dieci minuti si potrebbe raddoppiare, ma la fuga con pallonetto di Palacio si chiude con la traversa. L’Inter però tiene il pallino, o meglio: lascia sfogare gli Spurs che non vogliono affondare e cercano di girare palla per far scorrere il tempo e cercare il buco giusto ma lo trovano solo una volta con una conclusione di Sigurdsson che Handanovic para plastico più per i fotografi che per reale necessità. L’assenza di Bale pesa: Parker pè bravissimo a dirigere il traffico, ma mancano le frecce da innescare (Lennon è in panchina) e il gioco della banda Villas-Boas ne risente. Un’altra volta Guarin viene lanciato davanti a Friedel, ma è defilato e si fa parare la conclusione; nel finale Bebek concede due minuti di recupero e proprio al 46′ e 40 secondi Juan Jesus rischia di compromettere tutto regalando palla a Adebayor, che davanti ad Handanovic non è freddo e calcia alto. Si rimane allora sullo 0-0, e l’Inter continua a sperare nel ribaltone, mentre Villas-Boas dovrà rivedere qualcosa nella sua strategia.
Non solo il gol: ispira i compagni e li lancia in profondità, un’altra volta va vicino al gol. Sembra in palla, speriamo duri tutto il tempo.
E’ nella sua giornata storta: perde una marea di palloni anche decisivi, solo una volta si incunea come sa fare ma il tiro è fiacco. Deve rimettere le marce alte.
Dura la vita senza Lennon e Bale: il suo incedere vellutato e concreto non ha sbocchi esterni cui dare sfogo, così deve trottare senza posa, ma con lui la palla è in banca.
Uno arriva al tiro e sbaglia in modo grave, l’altro nemmeno quello: simbolo di una squadra che per ora sta rinunciando ad essere concreta lì davanti.
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