Inizia la missione dell’Italia verso gli Europei di Polonia & Ucraina, e il commissario tecnico Cesare Prandelli lancia la sfida azzurra: “Ogni allenatore ai nastri di partenza di una competizione pensa di poter arrivare fino in fondo e vincere. Poi magari, strada facendo capisci di aver mirato troppo in alto. Porre obiettivi minimi però non è nel mio carattere. L’idea è vincere”. Un Europeo da aggredire con equilibrio, ordine tattico, e valori tecnici. Poi Prandelli spiega le sue scelte, ovviamente a partire dagli attaccanti, che sono sempre l’argomento più affascinante: “I sei portati qua sono un numero più che sufficiente per come vogliamo giocare. Deciderò in seguito se rimarranno tutti o scenderanno a cinque. Gli esclusi si sentiranno vittima di qualche torto, è normale, ma la mia è esclusivamente una scelta tecnica. Ricordo che nella prima conferenza stampa parlai di scelte meritocratiche. Sfido chiunque a dire che Di Natale e Giovinco non dovrebbero essere qui. Destro? È un giovane attaccante moderno, non una classica punta centrale che dà riferimenti”. Ma ovviamente i due sui quali sono puntati i riflettori sono Antonio Cassano e Mario Balotelli: “Antonio ha giocato nell’ultimo mese, sta bene ed è pieno di entusiasmo. Mi aspetto che lo mantenga, ha fatto capire quanto ama questa maglia ed il messaggio è fondamentale. L’amore per la maglia azzurra deve essere in cima ad ogni cosa. Preferisco un giocatore così ad uno al 100% fisicamente senza questo sentimento. Balotelli ultimamente è stato poco impiegato, ma ha vinto un titolo in modo meritato (e fa i complimenti a Mancini, ndR). E’ un talento che vogliamo aiutare ad esplodere, speriamo possa farlo durante questi Europei. L’ambiente lo aiuterà a pensare soltanto alla Nazionale, sono convinto di trovare un ragazzo determinato a mostrare le grandi qualità in suo possesso”. Sul modulo il c.t. non si vuole sbilanciare: “Proveremo alcuni schieramenti, fermo restando che la base sarà quella che ci ha portato fin qui. Con più centrocampisti di qualità e la voglia di non dare punti di riferimento. Niente attaccanti statici ed ancorati in una porzione di campo. Guardate quanti gol hanno fatto Giovinco e Di Natale, non sono forse attaccanti anche loro?”.
Poi si torna sui singoli, con la principale novità, Marco Verratti: “E’ qui per tre motivi: ha qualità, voglio far capire che qualsiasi giocatore, anche di B, può essere chiamato, ed è la dimostrazione del nostro progetto tecnico. Giaccherini è un giocatore in grado di ricoprire tre ruoli. Pepe è altrettanto importante per le sorti di una squadra, soprattutto se deve andare sul fondo. Ma il nostro modo di giocare è differente, ed ho scelto diversamente. Diamanti a Bologna con Pioli ha mostrato continuità, duttilità tattica e presenza nella prestazione. E’ un attaccante aggiunto, un centrocampista, un interno. Merita di star qui”. Lo scopo è chiaro: “Vogliamo arrivare preparati, giocare in maniera fluida e mettere in campo queste caratteristiche. Tentando di unire bel gioco e risultati. Dobbiamo aver fiducia nelle nuove generazioni, partire con entusiasmo ed ottimismo. Io la penso così. Ciò che manca di più in Italia è una figura dirigenziale presente nello spogliatoio visto che l’allenatore ultimamente ha perso un po’ di potere”. Per finire, il c.t. liquida come “sterile” la polemica sulla presenza nello staff del figlio Niccolò, rinnova la massima stima a Gigi Riva, costretto a stare a casa per problemi fisici, e sul futuro chiarisce che vuole continuare con la Nazionale, con a fianco il presidente Abete che gli rinnova la fiducia: “Siamo più convinti oggi di quando l’abbiamo scelto”.
(Mauro Mantegazza)