Lo Shanghai Masters ha un nuovo padrone: Novak Djokovic si impone in finale su Andy Murray e si porta a casa per la prima volta il titolo del torneo, istituito nel 2009 ma già votato dai partecipanti come il più bello tra i Masters 1000 (per intenderci, categoria nella quale rientrano anche gli Internazionali d’Italia a Roma). il serbo numero 2 del ranking ATP si è imposto con il punteggio di in oltre tre ore di gioco, e per Djokovic è una vendetta dolcissima: Murray infatti lo aveva battuto nella finale degli US Open in cinque tiratissimi set, e si era arreso allo scozzese anche in occasione della semifinale dell’Olimpiade. Certo questo torneo vale meno dei due eventi qui citati, ma stiamo sempre parlando di un Masters 1000, e poco sarà importato oggi ai fan di Nole, e al serbo stesso, che la rivincita non sia arrivata ad un Grande Slam; intanto ci sarà ancora tempo a inizio novembre, quando alla O2 Arena di Londra andrà in scena il Master. Murray dunque deve abdicare dopo due successi consecutivi a Shanghai, e interrompe la sua striscia d’oro iniziata sull’erba di Londra, con finale a Wimbledon e oro olimpico. La partita si apre con sei break in otto giochi: stavolta i servizi non funzionano. Djokovic è il primo a rompere l’incanto e si porta 5-4, ma Murray pur andando sotto 0-30 al gioco successivo trova la forza per risalire 5-5, poi succede l’impensabile: Nole va a servire e parte fortissimo andando 40-0, ma inizia a sbagliare tutto e regala il servizio allo scozzese, che non può che ringraziare e andare a chiudere quattro minuti più tardi, 7-5 e tanta fiducia. Djokovic è nervoso, leggera intuizione avuta da una racchetta frantumata a seguito di una volle messa in corridoio. Il secondo parziale si apre con Djokovic che tiene il servizio, ma anche Murray non è da meno, e così si procede fino al 3-3. Qui Murray fa capire di aver raggiunto, soprattutto a livello mentale, la grandezza di Djokovic e Federer (battuto in semifinale): in modo chirurgico vede l’avvicinarsi degli ultimi game e fa il break, poi consolidato con il servizio che lo porta 5-3. Nessuno scommetterebbe un decimo di euro su Djokovic, e invece Nole risorge da una sconfitta scritta: sale 4-5, poi strappa il servizio partendo da 0-30 e annullando anche un match point, e poi va, mettendo tutta la pressione addosso al suo avversario. Che risponde da par suo: 6-6, e si va al tie break. Non siamo sui livelli eccelsi della finale di Flushing Meadows, ma il gioco si lascia guardare eccome. Il tie break è emozionante: Murray si guadagna altri due match point, ancora una volta sembra finita per Djokovic che però annulla e a sua volta ottiene una palla set. Murray restituisce e si costruisce la quarta possibilità per vincere il torneo, Nole annulla. Per farla breve, alla fine Murray annulla tre set point ma non riesce a convertire le quattro occasioni avute nel tie break per alzare le braccia al cielo, così Djokovic da campione consumato fa suo il secondo set per 7-6 (13-11). Ti aspetti un Murray in crisi di identità che lasci lì il terzo e decisivo parziale, e invece no:
Andy tiene con autorità il servizio una volta, poi due e infine tre, ma Djokovic risponde colpo su colpo agganciandosi a Murray fino al 3-3. Dove poi piazza il break decisivo, approfittando di un Murray stanco; sul servizio successivo rischia, ma sale 5-3 grazie ai vantaggi, e alla fine completa la vendetta sullo scozzese con un altro break. E’ il quinto torneo stagionale vinto dal serbo, dopo gliAustralian Open, Miami, Toronto e Pechino (solo una settimana fa); cinque restano anche le finali perse nel 2012. Per Murray oggi la resa, ma la sua stagione resta strabiliante e non è ancora finita: il 5 novembre si va a Londra, e quella sarà ancora casa sua.