“Ho una tendinite al ginocchio che mi impedisce di allenarmi per almeno 15 giorni. Ho iniziato immediatamente la terapia per recuperare per i giochi di Londra”. Questo messaggio compariva sulla bacheca di Facebook di Rafael Nadal all’indomani (in realtà erano passati cinque giorni) della clamorosa eliminazione al secondo turno di Wimbledon 2012 per mano del semisconosciuto ceco Lukas Rosol, uno che è apparso nei radar e sparito con la velocità del giorno di pausa tra una partita e l’altra (trebbiato da Philipp Kolschreiber mentre ancora cercava di rendersi conto di cosa aveva fatto). La sconfitta di Nadal, 11 tornei dello Slam in bacheca, due Wimbledon di cui uno, il primo, ottenuto dopo una battaglia di cinque set contro un Federer al 100% della forma e alla ricerca affamata del sesto Championship consecutivo, era stata una delle sorprese più incredibile nella storia dello sport, ma quell’accenno all’infortunio aveva tolto un po’ di eroismo dall’impresa di Rosol. Il problema è diventato un altro: da quel messaggio sono passati quasi sei mesi, e di Nadal in campo non si è vista nemmeno l’ombra. Sono passati in successione le Olimpiadi, gli Us Open e il Masters, al quale Rafa avrebbe avuto diritto di partecipare in qualità di quarto tennista al mondo. In mezzo, tutti gli altri appuntamenti più o meno prestigiosi ma utili a ritrovare ritmo e condizione: Cincinnati, Basilea, Parig-Bercy. Tornei alla vigilia dei quali si è speculato sul ritorno dello spagnolo, si è sperato di rivederlo in canottiera, pantaloncini al ginocchio e fascia in testa a macinare gli avversari con il suo dritto mancino. Non è mai accaduto. Altri giocatori si spartivano i trofei: Murray si è preso Giochi e Flushing Meadows, Djokovic è risorto alla O2 Arena di Londra nel torneo dedicato ai migliori 8 del ranking ATP. Nadal nel frattempo si allenava, faceva fisioterapia, cercava di recuperare. A un certo punto è sembrato arrivare il giorno giusto: Rafa, stavolta via Twitter, ha annunciato ai fans e agli appassionati che sarebbe tornato in campo ad Abu Dhabi. Torneo esibizione: niente in palio, solo una sgambata per chiudere l’anno e omaggiare il pubblico. L’attesa è cresciuta e cresciuta: si diceva “non ci sarà Federer ma chi se ne importa: torna Rafa”. E invece Rafa non è tornato. Alla vigilia dell’appuntamento ecco la notizia: un virus ha messo KO lo spagnolo, il suo posto sarà preso da Nicolas Almagro (che, per dovere di cronaca, battendo Tipsarevic si è guadagnato la finale, che giocherà contro Novak Djokovic). Tutto rimandato per Rafa: se ci si mette anche la sfortuna, c’è poco da fare. Poco male: a metà gennaio partono gli Australian Open, primo Slam della stagione. Rafa li ha vinti nel 2009, battendo in finale, guarda un po’, Roger Federer, ovviamente al quinto set. Certo Nadal non si sarebbe presentato a Melbourne da favorito: il suo obiettivo, l’aveva già detto, sarà la stagione sulla terra rossa, quando proverà a portarsi a casa il nono titolo consecutivo a Montecarlo e l’ottavo Roland Garros. Gli Open d’Australia, quindi, sarebbero stati una tappa di avvicinamento a maggio. Già. Peccato che anche qui Rafa ha dato forfait:
“Il ginocchio va molto meglio e la riablitazione è andata bene come i dottori avevano previsto”, ha detto. “Purtroppo questo virus gastrointestinale non mi ha permesso di allenarmi la scorsa settimana. Per questo devo rinunciare a giocare agli Australian Open, dopo aver rinunciato a Doha”. Un altro rinvio, insomma; tanto che c’è chi comincia a guardare tutta questa vicenda sotto la lente di ingrandimento del sospetto. Che Nadal abbia qualche altro problema che gli impedisce di rientrare? Non possiamo sapere, possiamo solo riportare le previsioni dello spagnolo: “Per il rientro bisognerà aspettare il torneo di Acapulco il 25 febbraio, ma non escludo la possibilità di partecipare a qualche torneo precedente”. Si tratta di un torneo International (o 500) che si gioca sulla terra rossa e di conseguenza ha nel suo albo d’oro specialisti della superficie: negli ultimi tre anni ha sempre vinto David Ferrer, prima ancora una doppietta di Almagro. Non un torneo di primo piano, ma certo una buona palestra per Rafa. Sempre che sarà qui, in definitiva, il suo rientro. Perchè i fans si sono stancati di aspettare: hanno voglia di tornare ad assistere alle sue battaglie epiche contro Federer e Djokovic, di vederlo scalare la classifica, gettarsi a terra con i pugni al cielo per una vittoria prestigiosa. Ammettiamolo: in questi sei mesi, Nadal ci è mancato eccome.
(Claudio Franceschini)