“Zdenek Zeman ha firmato un contratto biennale con opzione per il terzo”: con queste parole, Franco Baldini ha ufficialmente presentato il tecnico boemo ai giornalisti che hanno affollato la sala stampa di Trigoria. Il boemo torna alla Roma 13 anni dopo l’ultima volta: nel 1999 si separò dai Sensi, rammaricato per non essere riuscito a portare lo scudetto in società ma anche profondamente contrario, parole sue, a un calcio in cui non sempre era il campo a decretare il vincitore. Oggi Baldini ci ha tenuto a sottolineare come “la scelta di Zeman non è una seconda o terza o quarta idea: semplicemente, abbiamo parlato con più interlocutori”. Poi, la parola è passata al boemo: sereno e rilassato, con la sua incrollabile e sempiterna flemma, Zeman si è prestato alle tante domande dei giornalisti presenti in sala, a dire il vero anche piuttosto ripetitive in alcuni frangenti: almeno quattro volte gli è stato chiesto se il suo tipo di calcio fosse cambiato in 13 anni, prima in generale, poi a livello offensivo, poi a livello difensivo (con risate, visto che il giornalista ha cambiato “in corsa” la sua domanda, che riguardava l’attacco). La risposta, sempre la stessa: “Mi conviene dire di sì, ma in realtà non ho cambiato nulla”. Zeman ci ha tenuto subito a dire che “il mercato inizia il primo luglio: la squadra non posso dire come sarà, non posso parlare di obiettivi: sicuramente cercheremo di prendere gente che abbia determinati ruoli e caratteristiche, ma dei singoli, oggi, non voglio parlare“. Nè dei possibili acquisti, nè di chi è già in rosa, come Pjanic. Qualche indicazione, comunque, il boemo l’ha data; ad esempio su Totti. “E’ tesserato come calciatore: mi aspetto che si comporti da calciatore”. Oppure su De Rossi, su cui gli è stato chiesto se possa essere considerato un difensore, e se possa fare il regista davanti alla difesa. Così Zeman: “Per me è un centrocampista; in emergenza può arretrare, ma spero non capiti. Regista? Credo abbia altre caratteristiche, può essere un mediano centrale, ma non un regista puro”. Ma sono le uniche parole per i singoli, poi è tutto un parlare, a spizzichi e bocconi come nel suo consueto stile, dei tifosi, di come il calcio è o non è cambiato, di obiettivi. Zeman batte sempre sullo stesso tasto:
“Ho detto che i tifosi della Roma sono sempre vicini alla squadra, nel bene e nel male: spero lo siano ancora, che ci possano aiutare a costruire un gruppo”, e poi “il calcio è migliorato per quanto riguarda l”ingerenza’ delle farmacie, peggiorato per le scommesse, ne dovrà uscire”, e ancora “non posso ancora fissare obiettivi perchè non conosco la squadra che avrò in mano, ma spero di far divertire la gente, spero che il pubblico venga allo stadio e veda un bello spettacolo, questo è il mio obiettivo principale”. Gli chiedono, infine, se il calcio di serie A ci abbia perso, dalla sua assenza di tanti anni. “Io di sicuro non ci ho perso: mi sono divertito anche altrove, certo mi spiace un po’, avrei potuto avere qualche bella occasione”. Poi tira fuori gli artigli: cosa ne pensa, gli chiedono, della politica societaria per la quale non si parla di arbitri? Risposta: “Sono un dipendente, mi adeguerò; ma non sono d’accordo. Lo dirò, come dirò a un mio giocartore che ha sbagliato qualcosa”. Baldini prova a salvare in angolo: “Il nostro è un consiglio e una direzione, ma non c’è una dittatura: a nessuno è mai stato negato di commentare l’operato degli arbitri”. Con questo siparietto si chiude la prima conferenza stampa di Zeman come neo allenatore della Roma. Se il buongiorno si vede dal mattino…
(Claudio Franceschini)