Adesso che tutto è finito, celebriamo i tre grandi protagonisti del Mondiale 2012: il campione del Mondo Sebastian Vettel, il suo grande rivale Fernando Alonso e il talento sempre indiscutibile di Lewis Hamilton. Tre personaggi che potrebbero essere usciti da un libro o da un fumetto, e che hanno reso degna di un grande racconto questa stagione della Formula 1.
Come è giusto che sia, partiamo da chi ha vinto questo titolo. Sebastian Vettel ha soli 25 anni, e a questa età ha già vinto ben tre Campionati del Mondo. Da bravo tedesco, la sua forza sta nei fatti: i numeri parlano chiaro, e pazienza se non è il pilota più spettacolare del Circus. Alla sua età, Michael Schumacher aveva vinto un solo Mondiale, e altri tre mostri sacri come Niki Lauda, Ayrton Senna e Alain Prost erano ancora a secco; ha infranto ogni record di precocità – dal primo punto alla prima pole position, dalla prima vittoria al primo Mondiale e ora il più giovane a vincerne tre, e addirittura consecutivi. Probabilmente la sua superiorità è superiore al sabato (è un vero fenomeno del giro secco) piuttosto che alla domenica, ma anche un certo Senna ha conquistato più pole position che vittorie. In quanto al fatto di vincere perché ha la macchina più forte, quella non è certo ‘colpa’ sua. La Red Bull ha quel genio di Adrian Newey, e giustamente se lo tiene stretto. E sullo spettacolo, giova ricordare i tempi di Prost, Senna e Mansell: il francese era il meno spettacolare dei tre, ma è quello che a fine carriera ha vinto più titoli… Alonso ed Hamilton sono avvisati. Negli anni ’80, l’attaccante inglese Gary Lineker pronunciò una frase che è passata alla storia: “Il calcio è uno sport semplice, si gioca 11 contro 11 e alla fine vincono i tedeschi”. Con Schumi e ora Vettel, l’assioma sembra essersi spostato sulle piste di F1: e se Michael era il Kaiser, Vettel chiamiamolo – per ora – ‘Piccolo Kaiser‘. Ma se avesse intenzione di gareggiare a lungo, quel ‘Piccolo’ potrebbe sparire in breve tempo…
Fernando Alonso il nomignolo se lo è scelto da solo, con le sue frasi su Twitter: lo spagnolo della Ferrari è senza ombra di dubbio il ‘Samurai‘. Lui e la squadra hanno lottato in modo straordinario e sono andati oltre i loro limiti oggettivi. Da questo punto di vista, si sarebbe pienamente meritato il titolo, e con lui tutto il team che lo ha supportato in modo fantastico, Felipe Massa compreso. Fernando Alonso ha parlato del 2012 come della sua stagione migliore, e se pensiamo che nel 2005 e nel 2006 vinse due titoli mondiali con una scuderia ‘media’ come la Renault e ponendo fine alla dittatura Schumacher-Ferrari, possiamo capire la grandezza di quanto è riuscito a fare.
Brucia perdere un Mondiale per tre punti (meno di un ottavo posto) dopo 20 gare. La differenza alla fine l’hanno fatta gli incidenti al via, o meglio le loro conseguenze: il contatto Alonso-Raikkonen a Suzuka è stato meno brutale del Vettel-Senna di ieri, ma è andato a toccare un punto vitale della monoposto rossa. Ritiro, come non è successo a Vettel a Interlagos. Ma questa è la legge dello sport. Uno vince, gli altri no. Per informazioni, chiedere ad un’altra Ferrari, la ginnasta Vanessa, che alle Olimpiadi si è ritrovata giù dal podio, quarta, con lo stesso punteggio al millesimo della terza…. Per l’anno prossimo, però, un appello a Maranello: arrivate alla prima gara in condizioni migliori. Le rimonte sono esaltanti, ma pericolose.
Infine Lewis Hamilton, anche se la classifica mette Kimi Raikkonen davanti a lui. L’inglese della McLaren è indiscutibilmente il pilota più sfortunato dell’anno. Citiamo a memoria, senza pretese che l’elenco sia esaustivo: la foratura di Hockenheim, l’incidente di Spa – dove il pericolo pubblico numero 1 Grosjean travolse pure lui –, i ritiri di Singapore e Abu Dhabi mentre era in testa, lo speronamento da parte di Hulkenberg ieri, ancora mentre era al comando. Facile dire che gli mancano almeno un centinaio di punti non per colpa sua (anche se la macchina si è dimostrata troppo fragile), e guardando la classifica si capisce dove sarebbe con quel gruzzolo in più: ecco perché ce lo immaginiamo mentre “cammina” dalla McLaren alla Mercedes lamentandosi come Calimero, trascurato perché ‘piccolo e nero’…
Appuntamento al 2013!
(Mauro Mantegazza)