Una lunga intervista in cui si sono toccati argomenti a 360° quella rilasciata dal presidente dell’Inter, Massimo Moratti, a La Gazzetta dello Sport. Il patron nerazzurro si trovava a New York, all’Onu, per presentare il progetto di Inter Campus, e nell’occasione ha parlato di questioni molto calde per la società nerazzurra, a cominciare naturalmente dal futuro di Wesley Sneijder. Il giocatore è al centro di una nota querelle che è arrivata fino alla FifPro, l’associazione mondiale dei calciatori, che ha “invitato” l’Inter a rimandare in campo il diretto interessato (si è espresso in merito anche Damiano Tommasi, presidente del sindacato italiano Aic: clicca qui per leggere). Moratti ha voluto replicare così: «Parlare di ricatto o di mobbing dell’Inter è voler vedere per forza male le cose. Sneijder non gioca anzitutto perché l’allenatore non lo vede integrato al massimo, soprattutto dal punto di vista psicologico, con la mentalità della squadra…». Ne fa una questione tattica e psicologica quindi il presidente dell’Inter, anche se ovviamente il nodo riguarda il peso del contratto e dello stipendio del numero 10 olandese. Moratti aggiunge come la società stia cercando di trattenere il giocatore attraverso un decurtamento dell’ingaggio, attualmente di 6 milioni di euro netti a stagione, una cifra divenuta ormai insostenibile per le casse vuote delle società di calcio italiane, Inter compresa. Moratti comunque fa capire che se la situazione rimarrà tale, e non dovesse esserci un riavvicinamento tra le due parti, a quel punto la cessione sarebbe inevitabile, già a partire dal prossimo mercato di riparazione di gennaio. La palla passa però all’allenatore Stramaccioni, che potrebbe dunque convocare di nuovo il giocatore. Qualche accenno anche alla finestra di calciomercato in programma fra un mese, che sarà dedicata non soltanto a risolvere il caso Sneijder: «La squadra è e in linea di massima sarà questa, perché se puntando su grandi campioni non si risolvono certi problemi, si rischia solo di avere un problema in più». Moratti non dimentica Paulinho, che considera un giocatore bravo ma che nel contempo sembra essere anch’esso fin troppo caro per la società meneghina, visto che il prezzo del cartellino dello stesso è schizzato alle stelle, sfiorando quota 20 milioni di euro.



Moratti poi chiarisce il riferimento a Calciopoli che fece dopo gli errori arbitrali in Inter-Cagliari: “Calciopoli non va dimenticato, però era una cosa organizzata. Ora invece si tratta di distrazioni, cattiva forma, antipatia e sfortuna”. Infine, un ultimo pensiero rivolto a Josè Mourinho, l’attuale allenatore del Real Madrid nonché ex tecnico proprio dell’Inter, che è rimasto nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri: e l’affetto sembra ampiamente ricambiato. Pochi giorni fa lo Special One è uscito allo scoperto dichiarando di essersi sentito bene solamente a Milano (clicca qui per leggere di più) e Moratti ha replicato così: «E’ un affetto reciproco e sono convinto che il suo sia autentico. In fondo fu bello anche che fosse un’esperienza, diciamo così, fulminante».

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