Il 13 maggio si concluderà il campionato di calcio di serie A. La Juventus spera di ritrovarsi campione per quella data, e al momento ha tutto il diritto di crederci, con 3 punti di vantaggio sul Milan. Poi si preparerà alla finale di Coppa Italia, che giocherà una settimana più tardi. Può vincere tutto, Antonio Conte, una cosa impensabile a bocce ferme la scorsa estate. Intanto, però, la Juventus mette un altro tassello a livello di “eventi” e organizzazione: dopo l’inaugurazione dello Juventus Stadium, con presentazione in pompa magna, una cerimonia bellissima, a tratti commovente e sfarzosa con tantissimi protagonisti della storia passata bianconera, stavolta è il turno del museo. Da quel primo novembre 1897, data della fondazione della Juventus su quella panchina di corso Galileo Ferraris, sede oggi della società, sono passati 115 anni: saranno racchiusi tutti nel J Museum, questo il nome pensato per la struttura che verrà ospitata dallo stadio stesso, più precisamente nel comparto Est. L’inaugurazione è prevista per il 16 maggio, l’apertura al pubblico per il giorno successivo. Direttore del museo sarà Paolo Garimberti, la realizzazione è stata affidata a Benedetto Camerana insieme a un team di specialisti e sarà incluso all’interno del cosiddetto Stadium Tour, il giro turistico alla scoperta dei segreti del nuovo impianto che sta facendo le fortune della squadra e che, come riporta anche La Gazzetta dello Sport, è già stato visitato da più di 35.000 persone. Di storia, all’interno del museo, ce ne sarà fin troppa: dagli albori della società fino ai cinque scudetti consecutivi, quelli di Combi, Rosetta, Caligaris, Monti e Orsi; la grande squadra degli anni ’60, con il trio Boniperti-Sivori-Charles, e poi giocatori che sono rimasti nella storia come Del Sol, Munerati, il portiere Mattrel, Carlo Parola – immortalato nel logo delle figurine Panini; gli anni ’70, l’avvento di Giovanni Trapattoni e di Zoff, Causio, Cuccureddu, Anastasi; per arrivare agli ’80 e alla squadra che finalmente ha vinto tutto anche in Europa e nel mondo, quella di Platini, Gentile, Tardelli, Boniek, Paolo Rossi, Scirea, campioni indimenticati, molti dei quali protagonisti anche con la Nazionale ai Mondiali di Spagna nel 1982.
E infine la storia recente, con il ciclo entusiasmente di Marcello Lippi, i nuovi scudetti e la Champions League del 1996, e giocatori come Vialli, Ravanelli, Paulo Sousa, Davids, Deschamps, Trezeguet. A unire questa squadra a quella attuale, Alessandro Del Piero, l’unico superstite di quella squadra che salì sul tetto del mondo battendo il River Plate – proprio con un gol del capitano. Tutto in quattro mura, che a fatica però possono contenere l’orgoglio di un popolo di tifosi, e di una società, che con Antonio Conte e i calciatori di oggi stanno sognando il ritorno al successo.