Ricordate quando, all’inizio della stagione, si era aperto il caso Cristiano Ronaldo? Il portoghese si era presentato alla stampa dopo una partita della Liga e di fronte alle domande incalzanti che cercavano di stabilire il perchè non stesse sorridendo, aveva più o meno risposto che non si ride quando non si è felici e che c’erano dei problemi professionali da affrontare. Il resto era stata speculazione, fino a che l’allarme era rientrato. Da lì però il Real Madrid è colata a picco: la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League è stata archiviata ma con il secondo posto nel girone, così che ora l’avversario si chiama Manchester United, e nella Liga è meglio girarsi dall’altra parte per evitare di guardare i sedici punti di distacco dal Barcellona dopo sole 17 giornate. Ovvero, con questi rirmi, campionato riconsegnato ai blaugrana. Forse non era il primo obiettivo di Mourinho, ma prendere scoppole dagli odiati rivali catalani non fa mai piacere perchè da quelle parti una singola partita può contare più di una stagione. E così a Madrid è scoppiata la bufera: Casillas, l’icona della squadra, viene lasciato in panchina e il Real perde (a Malaga), la stampa si scaglia contro lo Special One che nessuno sopporta più, la parte spagnola dello spogliatoio si schiera con Iker (si è parlato di una maglietta di solidarietà indossata da Xabi Alonso), quella portoghese/straniera (Pepe, Coentrao, Ozil) fa fronte comune con l’allenatore. Risultato? Una polveriera, il tutto alla vigilia delle elezioni presidenziali e Florentino Perez che, partito senza un reale avversario, rischia seriamente di farsi sfilare la poltrona dalle polemiche esplose, tanto che starebbe già pensando a Zidane come futuro allenatore delle Merengues (la decisione ha un suo perchè: Zizou, che era il direttore sportivo del Real Madrid, è stato rimosso dall’incarico per volere di Mourinho e oggi si occupa della cantera, ma il Santiago Bernabeu è tutto dalla sua parte perchè un calciatore così anche dei tifosi così ben abituati non lo vedono passare tutti i giorni). E così anche quella vecchia storia di Cristiano Ronaldo è tornata a galla; si sa che quando le cose vanno male i pezzi pregiati sono al centro di intrighi e ipotesi di trattative, perchè si fa leva sul loro “disagio” e sulla voglia di tornare a vincere. Non aveva stupito, qualche giorno fa, la voce secondo quale il Paris Saint Germain sarebbe stato pronto a mettere sotto contratto la coppia portoghese del Real Madrid (Mou-CR7): del resto, sotto la Tour Eiffel i soldi ci sono. Siccome però la notizia di un cambio di maglia di Cristiano Ronaldo sarebbe una vera e propria bomba – e proprio nel momento in cui la sua nemesi Leo Messi ha rinnovato con la nemesi dei Blancos – ecco che i media spagnoli si fanno sentire: Cristiano Ronaldo non vuole rinnovare il contratto. Va sottolineato che la scadenza dice 2015, dunque c’è tempo a sufficienza per una nuova apertura alle Merengues. Però, l’equazione viene da sè: se Ronaldo non rinnova significa che è sul mercato; se è sul mercato, più o meno tutte le squadre del pianeta prendono il tagliandino e si mettono in fila, chi usando un argomento di convinzione, chi un altro. Detto che il motivo dell’eventuale addio non sarebbe esclusivamente economico (Ronaldo avrebbe rifiutato una proposta di prolungamento al 2018 e ritocco dell’ingaggio a 15 milioni di euro), e ribadito che uno dei motivi potrebbe essere lo stress per dover essere sempre messo in competizione con Messi (e perdere più o meno regolarmente), o che forse certe motivazioni non le sapremo mai, quello che interessa dire in questa sede è che un presidente di calcio come Silvio Berlusconi non ha mai negato l’amore sportivo per il portoghese, e che alle prime avvisaglie di rottura con il Real Madrid si era subito parlato del Milan come della squadra italiana che avrebbe potuto provarci, soprattutto perchè i colpi a sensazione del Cavaliere li conosciamo bene, da Rivaldo a Nesta passando per Ronaldinho e Ibrahimovic. Solo che c’è un problemino all’orizzonte: Ronaldo ha un prezzo, che non è nemmeno troppo basso. Ragioniamo: nell’estate del 2009 il Real Madrid ha versato nelle casse del Manchester United la cifra record di 94 milioni di euro. Considerando che sono passati quattro anni e quindi Ronaldo è più anziano (per modo di dire: ha 27 anni) ma che nel frattempo in Spagna ha segnato qualcosa come 169 gol in 170 partite, possiamo pensare…
… che il suo cartellino si aggiri intorno alla stessa cifra. Anche ammettendo che il Real Madrid, dovendolo vendere per forza, sia costretto ad abbassare le pretese, non ci allontaneremmo probabilmente dagli 80 milioni di euro, perchè una minusvalenza di 20 milioni è troppo anche per le Merengues, e stiamo parlando di un’epoca che si avvicina sempre più al fair play finanziario, quello vero delle sanzioni che scattano (il Malaga ne sa qualcosa). Il Milan ne ha spesi 25 per Ronaldinho, lo stesso per Ibrahimovic: siamo a poco più di un quarto della cifra che occorerebbe per CR7. Bisognerebbe tagliare: in che modo? Pensiamo per un attimo che i soldi derivanti dalle cessioni di Pato e Robinho facciano cassa per l’operazione: parliamo di 25 milioni. Gli altri 65? Difficile pensare che Berlusconi possa fare un investimento personale proprio adesso. Dunque, bisognerebbe ricavarli dalle cessioni; sostanzialmente si tratterebbe di smantellare tutta la squadra. Per far capire l’impossibilità di arrivare al calciatore, basti dire che dalle cessioni di Boateng ed El Shaarawy il Milan raccoglierebbe (forse) 30 milioni di euro. Ma facciamo un passo avanti, giusto per ipotizzare; e ammettiamo che in un modo o nell’altro il Milan trovi gli 80 milioni di euro necessari all’operazione, resterebbe il problema ingaggio: Ronaldo guadagna 10 miiloni l’anno, una cifra astronomica visto che i calciatori rossoneri con lo stipendio più alto sono Mexès, Pato e Robinho con 4 milioni ciascuno, mentre in Italia la busta paga più cospicua è ferma ai 6 milioni di euro di Sneijder (che ha rifiutato la riduzione e per questo partirà), Buffon (che voleva decurtarselo a 4) e De Rossi. Insomma: portare un ingaggio due volte e mezzo superiore a quello del giocatore più pagato equivarrebbe a spargere benzina su muri e pavimenti e tenere un fiammifero acceso in mano. Alla fine di tutto, il cassetto della storia resta buio perchè al suo interno non c’è niente da trovare: sempre che Cristiano Ronaldo lasci il Real Madrid il prossimo giugno, il suo acquisto non è affare italiano.
(Claudio Franceschini)